Nella Spagna più bella e più segreta esiste un itinerario alla ricerca del sacro. Percorrerlo a piedi significa recuperare l’anima, meditare, fare esperienza del silenzio, purificarsi, e, in molti casi, chiedere perdono, in gran segreto, a qualcuno. Questo famoso pellegrinaggio, intrapreso da secoli e secoli attraverso la Spagna, si chiama il cammino di Santiago de Compostela. Era il 7 maggio 2006, quando John Elkahn, dopo una vittoria sul Palermo per 2-0, sentenziò che la società Juventus sarebbe stata “vicina al tecnico e ai giocatori”. Era scoppiata da pochi giorni Farsopoli e John, con questa dichiarazione, “scaricava” Moggi e Giraudo. Noi juventini comprendemmo che, da lì a poco, saremmo sprofondati negli abissi. Una settimana dopo conquistammo il nostro ventinovesimo scudetto, con il cuore in lacrime, mentre Moggi era costretto ad assistere alla partita in una stanza segreta dello stadio di Bari in compagnia di Foti, come se fosse il peggiore dei delinquenti. Qualcuno si era dimenticato che Moggi s’interessava solo di pallone e che i veri delinquenti erano nascosti in altri angoli del nostro disastrato paese. Sono passati oltre due anni ed io consiglierei a John d’intraprendere quel cammino purificatore, cambiando solo la destinazione: non Compostela, ma Monticiano, ridente paese, situato a circa 37 Km da Siena. Da Torino sono circa 480 Km e, considerando mediamente 30-35 Km al giorno di marcia, in più o meno due settimane raggiungerebbe la destinazione. Durante il cammino può sfruttare ogni minuto, ogni secondo, per meditare, chiedendosi che fine abbia fatto la Juve, quella vera. Si, proprio quella: perché quella che esiste oggi è falsa, creata da lui e da qualche suo compare. Passo dopo passo si ricorderà di aver affidato la conduzione della società, più gloriosa d’Italia, a degli incapaci, che non conoscono nemmeno il numero dei componenti di una squadra di calcio e che, a loro volta, hanno scelto un allenatore che è la loro proiezione. Un signore dalle idee confuse, con il piglio del condottiero come quello di Donald Duck, un signore che si ritrova in una realtà più grande di lui e che, probabilmente, in cuor suo, spera che l’incubo finisca presto. Magari sogna una chiamata dall’Atalanta, dal Piacenza, città dove potrebbe avere, di sicuro, più fortuna. Passo dopo passo si ricorderà che, con lo stesso Budget, durante la gestione della “Juve vera”, arrivavano a vestire la maglia bianconera gente come Ibra, Emerson, Viera, Cannavaro, Buffon, Nedved, mentre adesso si fatica ad acquistare Knezevic (si scrive così?). Si ricorderà, allora, che Alessio Secco, nella vecchia gestione, si occupava della super visione degli alberghi, in previsione dei ritiri, mentre adesso ha la carica di direttore sportivo. Eppure, sono sicuro, nel mondo del calcio esistono centinaia di persone con il patentino da Direttore Sportivo. Si chiederà se è veramente innamorato della Juve, come lo furono i suoi antenati, e, forse, si ricorderà che esiste un cugino, che tutte le domeniche si reca ancora al “Delle Alpi” e che potrebbe essere di grande aiuto in un momento così difficile per la Vecchia Signora. Si ricorderà, forse, di quella frase infelice del 7 maggio 2006 che gettò altra benzina su un fuoco già devastante, permettendo allo stesso fuoco di completare la distruzione, evitando, anche, l’inutile intervento dei Vigili del Fuoco. Come dicevo questi cammini purificatori servono, in alcuni casi, per chiedere perdono a qualcuno o qualcuna. Spero che John, in gran segreto, chieda perdono a 13 milioni di tifosi che non hanno più lacrime da versare e voce per gridare la loro rabbia. In loro esiste, nella maggior parte di casi, rassegnazione per un’ingiustizia iniziata due anni fa e che ancora continua. Passo dopo passo comprenderà che, a breve, dovrà spiegare, ai soliti 13 milioni di tifosi, quello che veramente accadde durante quell’estate del 2006, quando lui scaricò la Triade, mentre Berlusconi e tutti gli altri difendevano le loro creature con le unghie. Si, ce lo dovrà spiegare prima o poi. Intanto, camminando di buona lena si renderà conto di essere arrivato a Monticiano. Qui, probabilmente, chiederà dove risiede quel direttore sportivo che ha vinto tutto con quei quattro soldi che la Società gli metteva a disposizione, che lasciava i bilanci a posto e che, molto spesso, telefonava a destra e sinistra, comportandosi come facevano anche quelli che, ultimamente, sono stati prosciolti o, addirittura, nemmeno presi in considerazione. Ma in Italia è così: quelli più bravi ricevono avvisi di garanzia o vengono considerati omosessuali. Qualche abitante, del ridente paesello, gli indicherà la strada e si troverà di fronte ad un cancello che presiede una bella villa con un immenso prato verde. Al centro di questo prato potrà notare un pennone con una gigantesca bandiera bianconera, che sventola continuamente. Il mio consiglio è di suonare e chiedere scusa.
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