«Io rispetto i presidenti, perché investono i loro soldi. Non solo, li voglio tutelare. Non capisco perché continuano a parlare di aumenti dei ricavi, ma non di diminuzione dei costi. Si impari, per esempio, da Moratti, ma anche da Berlusconi. Attualmente sono l'esempio da seguire: sono riusciti a ripianare situazioni economiche pesanti. Ma quelli che sbraitano di più sono altri. Mi sorprende qualche dirigente urlante e contestatore: se si va a vedere come gestiscono squadre e società c'è da mettersi le mani nei capelli». Petrucci
Siamo arrivati al punto di non ritorno, non solo ”non si salvano nemmeno le apparenze”, ma siamo alle evidenze!
L’inter è una società a cui è stato permesso tutto, soprattutto di godere di un vantaggio unico: non solo non è stata penalizzata (quando c'erano i presupposti ), come le altre squadre (due pesi e due misure), ma non è stata mai messa in discussione, mai giudicata come gli altri ( e di situazioni “poco chiare” ce ne sono state fin troppe, perché non vengono mai approfondite?).
Ricapitoliamo: passaporto falso di Recoba, plusvalenze fittizie (prosciolti "perché il fatto non è più previsto dalla legge"), rapporti con arbitri in attività (Nucini e De Santis), attività di dossieraggio ai danni di altri tesserati (Vieri, De Santis, Moggi), cessione fittizia del marchio sociale (le scatole cinesi), bilanci "sfondati", tesseramento irregolare (Thiago Motta e Milito) e secondo Petrucci questa è la squadra da prendere ad esempio!
E’ come se l’intero mondo calcistico si stia prodigando, da anni, per farli rientrare dei loro debiti “agevolandoli”, aggirando gli ostacoli, in situazioni che altrimenti andrebbero sanzionate e il presidente dell'inter ne è pienamente consapevole e condivide quello che sembra a tutti gli effetti, un obiettivo comune: "l’obiettivo è entro un paio di anni di far stare bene finanziariamente l’Inter". Altro che far crescere il movimento calcistico italiano nel suo complesso!
Seguendo il ragionamento che va per la maggiore, cioè quello di dare luce solo alle mirabolanti imprese della pluridecorata corazzata nerazzurra, mi sembra logico da parte di Petrucci non nominare la Juventus. D’altra parte è stata una delle poche società (unica tra le grandi) a: 1) non aver avuto bisogno di aderire allo spalma debiti; 2) l’unica ad essere stata giudicata per le “plusvalenze fittizie” (assolta "perché il fatto non sussiste"); 3) l’unica ad avere uno stadio di proprietà.
Oggi è l’anniversario della morte del giudice Borsellino, chiudo con un suo ricordo: «La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.».
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