A Jefferson North, è stato aggiunto un secondo turno, quando solitamente in estate la produzione scende. Mille e cento persone sono state assunte per produrre la nuova Grand Cherokee 2011. Lo stabilimento di Sterling Heights, che avrebbe dovuto chiudere nel 2012, resterà aperto e nei primi mesi dell’anno assumerà 900 persone. Chrysler produce utile operativo (il secondo sarà annunciato il 9 agosto). Si comincia a parlare di quotazione in Borsa. Il debito con il governo inizia a essere ripagato.
Un anno fa Chrysler era in bancarotta: mancavano le garanzie che gli stabilimenti potessero funzionare. E non era questione di porre degli ultimatum, di considerare una scelta; i libri erano già in tribunale, la liquidazione a un passo, decine di migliaia di persone stavano per perdere il lavoro.
Poi la svolta: gli interlocutori di Sergio Marchionne non stavano a Roma e a Torino, ma a Washington e a Detroit; non erano (come ci sottolinea
Camillo) Maurizio Sacconi, Roberto Cota e Cgil, Cisl e Uil, ma Barack Obama, la sua task force sull’industria automobilistica e l’United Auto Workers; tutti assieme hanno deciso di salvare la più piccola delle "big three", una delle tre grandi aziende automobilistiche americane, con un piano d’azione firmato poco più di un anno fa.
Un piano dove i ruoli sono stati ben precisi: 1) Marchionne l'ha ideato (mettendo a disposizione competenze e tecnologia Fiat in cambio del 20 per cento e della gestione della società); 2) Obama l'ha finanziato (fornendo prestiti e aiuti finanziari per evitare la liquidazione); 3) I Sindacati l'hanno approvato (fornendo concessioni in cambio di una quota maggioritaria del 55 per cento).
Una "triplete" che ha fatto la differenza, che ha permesso ad Angel Gomez (17 anni di lavoro in Chrysler) di dire:
"...questa fabbrica, un anno fa andava a pezzi, ora è un gioiello".A Detroit, Obama e Marchionne sono stati accolti come due star, la fila per una foto (sia con l'uno che con l'altro) si è fatta imponente. Sotto la camicia (di Obama) e il pullover d'ordinanza (di Marchionne) le T-shirt con su la scritta "“One Team, One vision”, ad inneggiare il World Class Management, il programma aziendale per l’eliminazione degli sprechi nella catena di produzione introdotto da Marchionne dopo l’esperienza in Fiat.
Un successo senza eguali, che ha trovato nelle garanzie del sindacalizzare le fabbriche la continuità del progetto.
Nel 1939 il viaggio di Gianni Agnelli negli Stati Uniti, tra Philadelphia, Detroit, Chicago, New Mexico e California, gli permise di conoscere da vicino il fenomeno del "fordismo", il modo più razionale di organizzare a quei tempi la catena di montaggio in una fabbrica di automobili.
E se il nonno Gianni, visitando gli stabilimenti di Henry Ford, fece tesoro di quell’esperienza, il nipote John ha avuto la soddisfazione di vedere come il "fiatismo" fosse stati digerito a tempo di record dagli operai dello stabilimento americano. Dal "fordismo" al "fiatismo" con gli elogi di Obama: e c'è chi esulta per una "triplete".