Da La Stampa di Torino
L’arbitro che ha diretto Napoli-Juventus contestato in piazza Mameli
STEFANO PEZZINI
SAVONA
E’ riuscito a dribblare giornalisti e telecamere che, da sabato sera, lo stanno cercando per farsi raccontare la «partita orribile», quel Napoli-Juventus che lo ha visto protagonista in negativo. I due rigori inesistenti assegnati agli azzurri di Reja hanno scatenato l’ira dei tifosi bianconeri. Anche a Savona dove Mauro Bergonzi, 36 anni, arbitro della sezione genovese dell’Aia (esordio in A il 7 dicembre 2003 in un Lecce-Parma terminato 1-2), lavora come agente assicurativo all’Unipol di via Brusco.
E proprio un gruppetto di giovanissimi tifosi bianconeri ieri mattina lo ha aspettato sotto i portici di piazza Mameli, nascosti dalle pesanti impalcature, e il marciapiede di via Brusco. Quando Bergonzi, completo scuro e cravatta, è arrivato all’altezza del bar Liro, ecco quello che non si aspettava: la contestazione del manipolo (una decina di ragazzini tra i 14 e i 16 anni) che probabilmente hanno bigiato scuola per manifestare contro il «colpevole» dello scippo di almeno un punto (oggettivamente vincere a Napoli, e lo scrive uno juventino, era forse troppo) a Madama.
Nessuna aggressione fisica, beninteso, ma i ragazzi si sono accontentati di illustrare all’arbitro quella che, a modo loro, era la sua genealogia famigliare. Poi, non contenti, ecco pesanti apprezzamenti sul ramo femminile della parentela e altre volgarità assortite.
Nessuno, tra gli adulti che facevano colazione al bar Liro, a pochi metri da dove i teen agers hanno incrociato l’arbitro, ha pensato di intervenire. Tutti juventini? Difficile ma, si sa, da un po’ di anni non è che la categoria arbitrale goda di grandi simpatie tra i tifosi di nessuna squadra.
Per Mauro Bergonzi che, per inciso, ha dimostrato una calma olimpica e una flemma inglese (non a caso è nato e cresciuto a Genova, forse la più british tra le città italiane) non è rimasta che una veloce ritirata verso via Brusco dove, dopo aver aperto il portone, si è infilato nell’ascensore ed ha raggiunto l’ufficio. Nessuna parola, né di replica né di spiegazione, nessun gesto di insofferenza. Fedele alla consegna del silenzio è entrato in agenzia e, probabilmente, è uscito in tarda mattinata dal retro. Nessuno, fortunatamente, lo stava più ad aspettare. Ma tant’è. meglio non correre rischi. E soprattutto doversi giustificare per quel punto scippato non ad una signora, ma alla Signora.
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