Noi Juventini ci siamo sempre distinti per lo stile chiamato Juventus, Juventini si nasce non siamo noi a sceglierlo, è la Juve che chiama. Ti ammalia con la sua storia, con i grandi giocatori, con le vittorie e per quel certo non so che di aristocratico, ti affascina per il modo di gioire nelle vittorie e per il modo signorile nell’affrontare le sconfitte. Fin da bambino adoro i colori bianconeri, sono colori che non hanno sfumature, mi riconosco nella decisione con cui il bianco cede il posto al nero, senza compromessi. Soffro le pene dell’inferno, nel vedere tutto il fango gettato addosso alla nostra maglia, al mio credo, al mio stile di vita, soffro ancora di più nel sapere che tutto il fango che viene gettato, è stato lanciato da mani sporche da coscienze viscide e da prezzolati servitori del dio danaro.. Leggo tutti i giorni sul muro gli sfoghi di appassionati delusi, la voglia di giustizia con la G maiuscola, le proposte e i propositi di persone che con tutto il cuore e con tutta l’anima si danno da fare affinché la verità venga a galla, sono fiero di tutti voi. Poi, guardo in faccia la realtà, vedo che lo stile Juve si è affievolito, la dirigenza incapace, la proprietà incosciente, i miei fratelli tifosi litigare per credo politici che nulla hanno a che vedere con il difendere la nostra amata, leggo di appassionati che danno le colpe ad arbitri e palazzi, leggo di voglia di vendetta più che di riscatto. No, cosi non va, non siamo gli sfigati merdazzurri capaci solo di lamentarsi per torti ed abusi veri o presunti, noi siamo la JUVE, quella del compianto Giovanni e di suo Fratello Umberto, noi siamo la storia. Ammettiamo che gli errori arbitrali ci sono stati, ci sono, e ci saranno. Ammettiamo che la nostra squadra non è da scudetto che la campagna acquisti è stata disastrosa e che ancora per anni subiremo le conseguenze delle malefatte di rampolli di casa nostra. Ammettiamo che, esclusi Buffon, Trezeguet e forse Camoranesi, quali altri giocatori bianconeri sarebbero titolari nelle milanesi? Non voglio passare gli anni bui che verranno ancora a fare l’interperdente. Sono lontano dall’Italia, in luogo dove è palpabile la sofferenza per soprusi e indigenza, ho conosciuto persone splendide che ringraziavano Dio per avere ancora una gamba ed una vita da vivere, ma mai e poi mai ho sentito dir loro maledetto il soldato che ha posato la mina. Combattiamo uniti questa guerra che da Milano, Roma e Napoli hanno voluto, le armi le abbiamo il nostro Comandante Belviso è capace e combattivo, le nostre frecce le abbiamo scagliate e continueremo a scagliarle. Appena rientro in Italia farò un altro versamento all’associazione, ed invito chi non avesse ancora contribuito a dare il suo sostegno. Uniti si vince. Un caloroso saluto a Paola, Giuseppe e tutti gli amici del muro.
Nico.
|