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Articolo di P. CICCONOFRI del 12/05/2010 09:43:44
Noi, Juventus. Pavel Nedved

 

Pavel Pavel Nedved Nedved, Pavel Pavel Nedved Nedved,

Così Pavel è stato accolto all’interno dello stadio Olimpico di Torino il 31 maggio del 2009, giorno del suo addio. Non era il solito saluto ad un campione al suo ingresso nel rettangolo verde, era il saluto dell’addio scandito da tutto lo stadio.

Il capitano gli lascia la fascia. Esplode il cuore dei tifosi, il maxischermo inquadra il momento, e si alza nuovamente la voce di tutto stadio.

Un Pavel incredulo e commosso, ma professionale come sempre, come ci ha abituati: serio, concentrato, che corre, soffre, spinge e trascina la squadra.

L’addio al calcio annunciato solo qualche giorno prima: "Ho deciso di non accettare alcuna delle offerte che ho ricevuto nelle ultime settimane e quindi di porre fine alla carriera da giocatore. Dedicherò tutto il mio tempo alla famiglia, a mia moglie ed ai figli. Ringrazio tutti i tifosi per il sostegno che mi hanno dimostrato durante tutta la mia carriera sui campi di gioco". La Juventus aveva deciso la fine della sua carriera dedicandogli una pagina di un quotidiano in suo onore. La New Holland non aveva spazio per un campione come Pavel, il nuovo modulo non prevedeva nessun posto per la furia ceca.

Pavel Pavel Nedved Nedved, Pavel Pavel Nedved Nedved,

Non c’era nessuna particolare coreografia, forse troppo poco il tempo per prepararla, ma il calore e la vicinanza dei tifosi si sentiva bene. E un Pavel, incredulo, che non si aspettava così tanto affetto, ricambiava alzando la mano di tanto in tanto.

Ritornano alla mente quelle lacrime all’uscita del campo nella semifinale di Champions League, viene alla mente le partite giocate sui quei campi nella maledetta stagione in serie B, sempre con onore, proprio come quando il suo sorriso accompagnava l’alzare di un trofeo.

A chi ancora oggi chiede cosa è lo stile Juventus non posso far altro che indicarlo e riviverlo in Pavel: simbolo della Juventus, rispettato dai tifosi non solo per le qualità calcistiche, ma anche per quelle umane, che lo hanno portato a non arrendersi mai e a dare sempre il massimo per la nostra maglia .

E’ il momento, Ciro richiama Pavel in panchina prima della fine della partita e Pavel esce tra la standing ovation del pubblico. Non mi vergogno a dirlo, mi sono commossa. A chi incredulo mi chiedeva il motivo di quelle lacrime non ho voluto rispondere. Già sentivo la mancanza dell’uomo che non si lamenta mai, del campione che ha scritto una grande pagina di storia Juventina. Orgoglio e tristezza.

Pavel esce dal campo salutando il suo pubblico: è un’emozione per tutti. La furia si copre con le mani il viso, i compagni lo abbracciano, la fascia ritorna al Alex e si siede in panchina. L’applauso del pubblico fa da corollario al saluto finale dei compagni che vestono tutti la maglia bianconera n. 11, e lo accolgono in campo dopo che lo speaker annuncia: “Per l’ultima volta, con il numero 11 Paveeeeeeeeeel” e tutto lo stadio “NEDVED”. Con il sottofondo musicale della colonna sonora del "Gladiatore" e la sciarpa bianconera al collo, fa il giro d’onore del campo con la squadra che lo accompagna poco lontano. Nonostante molti nutrissero ancora dei dubbi circa il suo effettivo ritiro dal calcio giocato, ai microfoni di Sky conferma che questa è stata la sua ultima partita da calciatore. Un estremo gesto di correttezza verso i tifosi che non lo ha portato ad accettare l’offerta dell’inter, ben sapendo cosa poteva significare vederlo vestire proprio quella maglia.

Posso ora elencare tutti i trofei conquistati, che sono tanti, così come il numero delle sue presenze con la nostra maglia, ma per un campione come lui, e nel suo stile, scrivo solo due parole, tanto è tutto chiaro: PAVEL NEDVED.

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