Ravanelli e Juventus-Roma del 15/01/95
Ricordo che era una giornata fredda ma ben soleggiata, quella del 15 gennaio 1995, come tante ce ne sono in pieno inverno. Partenza la mattina presto (che poi, “presto” è molto relativo per un ragazzo fresco di laurea e di esame di abilitazione alla professione) con due amici bianconeri, Domenico e Paolo, in una Passat Variant a benzina (!): un pezzo di raccordo Perugia-Bettolle, poi la A1 verso Firenze, di seguito la Firenze-Mare e poi La Spezia, Genova, le Alpi e finalmente Torino. Ultimo tratto verso Venaria, a schivare quelle indicazioni che volevano farti arrivare allo stadio attraverso la città, messe lì durante Italia ’90 al fine di far conoscere la città anche a chi ci transitava per il solo scopo calcistico. Finalmente allo Stadio Delle Alpi, tribuna laterale, lato curva Nord… all’ingresso un’emozione particolare, come spesso mi capita quando so di stare vivendo un momento importante della mia vita, e la Juve, per me, è importante. Siamo in anticipo, quindi ci mettiamo a chiacchierare e a scherzare, anche per stemperare la tensione. Era una grande squadra, la prima Juve di Lippi, e aveva tanti punti di forza a partire da Gianluca Vialli. Il mio preferito, però, era Fabrizio Ravanelli: perugino purosangue, avevo “seguito” la sua carriera a partire, appunto, dal Perugia dove (ma pensa te) era dileggiato da una parte della tifoseria perché dicevano che pensasse troppo ai soldi… lo schernivano anche quando segnava (e questo accadeva spesso). Avevo particolare simpatia per lui se non altro perché, fino al 4° anno, era nello stesso Istituto Tecnico per Geometri dove studiavo anch’io. Una volta giocammo anche contro in una delle partite di calcetto che imponevamo al Prof di Educazione Fisica… li battemmo sonoramente, immagino pure il perché: lui non aveva tempo di infortunarsi per quattro palleggi. Come direbbe un amico del forum, Fabrizio aveva i piedi fucilati, ad inizio carriera. Ma lui lo sapeva e ci lavorava su, tant’è vero che tutti potevano accorgersi dei suoi miglioramenti mano a mano che passava dall’Avellino alla Reggiana e poi alla Juve. Dicono che si fermasse sempre per un’ora dopo l’allenamento per lavorare sulla tecnica: io questo non lo so (ma ci credo), di sicuro era uno di quei pochi che ha sacrificato i sabato sera gaudenti per preservarsi per il calcio, e i fatti gli hanno dato ragione. La mia ammirazione era al massimo possibile, e l’approdo alla Juve mi rese particolarmente felice soprattutto dopo i primi risultati. Ma torniamo al match. Non ricordo se ad inizio partita o subito dopo, i tifosi romanisti cominciano ad andare sopra le righe, ma niente di che… solo che dopo un po’ si sente un’esplosione che fa tremare lo stadio… più tardi, dopo il match, sapremo che era una bomba carta piuttosto potente, lanciata dalla Curva Nord verso lo spazio vuoto tra i settori, che ferì un agente di polizia. Fatto sta che dopo il botto, praticamente il settore romanista era come se non ci fosse. Al fischio d’inizio, ero teso come una corda di violino. Tanto più che, col passare dei minuti, la Roma stava imponendo il gioco, e la Juve soffriva come poche volte era capitato nella stagione. Poi accadde un imprevisto: al 37’ p.t. il brasiliano Aldair si incarica di effettuare una rimessa laterale nella zona della propria trequarti campo. Il poverino forse soffriva di un attacco di saudade per la temperatura sensibilmente diversa da quella del Brasile: infatti era l’unico oltre i portieri (che io ricordi) ad indossare dei guanti. Però, a differenza dei portieri, il grip dei suoi guantini di lana a protezione delle manine era scarso, e quindi a seguito di un leggero contatto con la capoccia del guardalinee la palla che lui rimise in gioco prese una traiettoria “fonfa” (per chi non capisse il significato della parola, invito a rivedere il filmato di Scherzi a Parte con il Rava protagonista… poi sarà tutto più chiaro) tanto da arrivare a portata di gioco del mio idolo, il quale con un pallonetto beffardo scavalcò Cervone: 1-0 e tripudio in Tribuna. Sapremo più tardi delle proteste assurde messe in atto dai tifosi VIP e non della Magggica… dal presunto fuorigioco del Rava alla colpa dell’assistente per non aver interrotto il gioco… vaaaabbbé, stendiamo un velo. Cinque minuti più tardi, mi sono ritrovato a passare dalla gioia all’essere sospeso tra la vita e la morte : Fonseca aggira Peruzzi e calcia a rete… la palla rotola verso la linea bianca, con la quale noi eravamo più o meno allineati dai nostri posti numerati… sembra gol… ma ci pensa il bravo Ciruzzo Ferrara in scivolata ad evitare la rete. Finisce il primo tempo, col sottoscritto in rianimazione, via a prendere un panino e un caffè che ci vogliono. La partita finisce prima del 90°, e precisamente al 35’ del secondo tempo: Petruzzi “lancia” Vialli verso la porta romanista e poi lo atterra. Fallo e seconda ammonizione, Roma in 9 (11 minuti prima erano stati espulsi Torricelli e Cervone per reciproche scorrettezze). Il fallo è in realtà fuori area, ma l’arbitro concede il rigore che il Rava realizza: 2-0, tutti a casa. Anche se, in effetti, tre minuti più tardi ci pensa Vialli a realizzare il 3-0 finale e a dare il via ad un ritorno a casa fatto di 5 ore e passa di allegria. Sulla strada per il ritorno, ci fermiamo ad un’area servizio per necessità fisiologiche e qualche additivo per lo stomaco (lecito, ovviamente). Tanto bene, c’è la Tv accesa su 90° minuto e ci capita di rivedere il filmato della partita. Alle proteste romaniste rispondemmo con dei sonori sghignazzi: per chi non lo ricordasse, all’epoca i romanisti erano anche più piangina degli interisti, e ho detto tutto. Tornati a Perugia, decidemmo che era il caso di andare a farci una pizza di mezzanotte da un nostro amico, Juventino pure lui, per goderci fino alla fine la splendida giornata vissuta sull’emozione dei colori bianconeri, quelli della maglia ma anche quelli dei capelli di Fabrizio Ravanelli. E ancora risa, battute, commenti.... Vista con gli occhi di oggi, la giornata del 15 gennaio 1995 appare come un film di fantascienza. Con Domenico ci siamo persi di vista qualche anno fa, nessuna divergenza ma semplicemente strade differenti. Con Paolo non c’è mai stata una vera amicizia, lui era amico di Domenico da prima che facessi parte della loro vita, ci frequentavamo ma saltuariamente e spesso a causa del posticipo serale. A proposito ragazzi, se leggete: un caro augurio di una vita piena di soddisfazioni e di felicità. Vi voglio bene, anche a distanza di 15 anni. La pizzeria, invece, non la frequento più per scelta. Ogni tanto ci andavo, ma quando di recente ho visto il titolare con la maglia con su scritto 27 all’interno del tricolore, ho capito che non faceva per me. Tanto più che, parlando con lui, non c’era verso di fargli capire che non bastava aver visto Tiago o Poulsen a Pinzolo per renderli automaticamente dei campioni. I fatti mi hanno dato ragione, ma non ne sono contento. Per fortuna che ci sono altre pizzerie che lavorano bene come la sua. Ravanelli non è più uno dei miei idoli calcistici: ha perso il trono quando ha preso posizione nei confronti di calciopoli. Fabrizio, se anche tu leggi queste righe, io sono quello che ha recapitato a casa tua la lettera a nome dell’Associazione Giulemanidallajuve. Non hai risposto, era un tuo diritto, ma sappi che hai perso un estimatore. Non puoi immaginare quanto mi sia dispiaciuto, davvero.
Già, ma la domanda ora è questa: qual è il mio idolo, nella Juve attuale?
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