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Articolo di L. BASSO del 24/10/2010 14:50:19
Kick it! 5- JAILHOUSE ROCK

 

Nei due anni successivi, sotto la guida di Roy, i ragazzi maturarono in fretta e diventarono una tra le squadre più temibili in circolazione nel sottobosco calcistico della città.

Molte cose successero in quei ventiquattro mesi: Pauli fu finalmente convinto da Roy che il suo posto in campo era dietro le punte, Nick fu pizzicato dalla ragazza a letto con un'altra, la mamma di Paki morì di tumore, Roy perse sette-otto chili barcamenandosi tra il lavoro, i ragazzi ed i suoi amici che continuavano ad aver bisogno di lui per stare in campo. Ed inoltre fu perdonato da Patty, che divenne un validissimo allenatore in seconda. Fats imparò che evitare un goal è importante quanto farne uno, e dopo aver abbandonato i suoi sogni da centravanti divenne uno dei migliori difensori centrali del paese. Chuck invece non imparò mai a tenere la lingua a freno, e questo gli costò non pochi scontri, verbali e fisici, con i giocatori avversari.
E, tra tutte queste cose, i ragazzi raggiunsero quello che era, pochi mesi prima, solo un bel sogno: vincere il campionato cittadino di football clandestino.

Tante cose cambiarono anche nel Paese: le leggi speciali contro la pratica abusiva del football furono inasprite, equiparando quindi il gioco non autorizzato ad un crimine di livello medio-grave. Roba da farsi qualche mese al Carcere Ordinario, insieme a ladri d'auto, hacker recidivi e spacciatori di porcherie sintetiche.
In compenso, però, vennero aboliti tutti i reati connessi alla pedofilia ed alla prostituzione.
Inutile dire che queste manovre restrittive, che nell'intenzione del Governo avrebbero dovuto debellare la piaga sociale del football abusivo, non ottennero risultato alcuno, se non quello di aumentare la popolazione carceraria.

Squadre di studenti e di diseredati, di manovali e di “colletti bianchi” continuavano ad affrontarsi ovunque ci fosse uno spazio abbastanza isolato da permetterlo.

Anche i ragazzi di Roy, partita dopo partita, dimostravano di essere un gruppo sempre più affiatato. Buoni giocatori, magari di caratura non eccelsa, ma riuniti in un gruppo compatto come le dita di una mano.
Dita di una mano che, sul campo, si stringeva in un pugno capace di colpire gli avversari facendo male.

Ma la loro avventura più grande doveva ancora cominciare...

“Hanno preso Tom!”
La sagoma sottile di Paki disegnava un'ombra nera nell'apertura della porta illuminata dal sole. L'attenzione di tutti i presenti,richiamata da quelle poche parole gridate col poco fiato che gli rimaneva in gola, fu su di lui.
Il ragazzo smilzo entrò e si mise a sedere. Poi, lottando col fiatone, continuò: “...c'è stata una retata... giù al porto... eravamo andati a vedere i Dragons contro i Latinos... ad un certo punto qualcuno ha dato l'allarme... siamo scappati, ma Tom è scivolato mentre scavalcavamo il muro di cinta... è caduto...”
Un pugno di Pauli colpì un armadietto, facendo rimbombare la lamiera: “Cazzo, non potevi aiutarlo? Non...”
“Non diciamo scemenze” la voce calma e grave di Roy lo zittì. “Così avremmo perso Tom e pure Paki”.
Nel locale la tensione era palpabile. Tutti sapevano che Tom sarebbe stato portato all'Hotel con le sbarre, come venivano chiamate scherzosamente le carceri.
E, come ogni volta che arrivava la notizia dell'arresto di un amico, ci si poneva la stessa domanda senza trovare risposta: “Non abbiamo rubato... non abbiamo ucciso... che male abbiamo fatto mai per meritare tutto questo? Per essere considerati alla stregua di criminali ed assassini?”
Questa volta era peggio ancora. Perchè Tom era uno di loro.
Gli occhi di Push si voltarono silenziosi verso l'armadietto di Tom, e d'improvviso una lacrima rotolò silenziosa sulla sua guancia.
Poi, nel silenzio, Roy si alzò.
Prese la giacca e si avviò per uscire.
“Dove vai?” gli domandarono.
“Devo vedere un vecchio amico”.
 
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