Nel luglio del 1998 Zdenek Zeman rilasciò un’intervista al settimanale “L’Espresso” nella quale dichiarò che nel mondo del calcio circolavano molti farmaci e che era sbalordito dalla crescita muscolare di Vialli e Del Piero. Questa semplice affermazione, non supportata da fatti né da prove, indusse il magistrato Raffaele Guariniello a dare il via ad una serie di indagini a carico della Juventus. Non ho mai capito perché l’allenatore della Roma, avendo intenzione di porre l’accento sullo spinoso problema del doping nello sport, non si rifacesse a ciò che sapeva e vedeva per esperienza diretta nella squadra che allenava. Non mi rendo conto del perché, invece di dirottare l’attenzione sulle dicerie di un noto avversario della Juventus, si preferisse indagare nel cuore della società bianconera, attaccando medici e dirigenti della squadra di calcio più forte e pertanto più o meno legittimamente amata e odiata d’Italia. Molti casi di calciatori che si sono ammalati potrebbero essere causa di procedimenti per accuse di doping, ma non si sono trovati magistrati e giornalisti tanto zelanti da prendersi a cuore la salute degli atleti. La notizia non avrebbe avuto altrettanto scalpore e non avrebbe conferito a nessuno la possibilità di aumentare il suo prestigio. Il fatto è che per otto anni, come non hanno mancato di sottolineare gli avvocati della difesa di parte bianconera, la spregiudicata lentezza della giustizia ha tenuto sulle corde e sulle pagine dei giornali il nome della Juventus e dei suoi dirigenti, cercando di screditare le vittorie strepitose ottenute nel quinquennio precedente. Il processo ha rivelato particolari inquietanti. Da una parte il numero di farmaci che il dottor Agricola aveva a disposizione, giudicati degni di una struttura ospedaliera piuttosto che di una squadra di calcio, la cui detenzione e somministrazione però non era reato. Dall’altra il sospetto che i giocatori della Juventus facessero uso della famigerata Epo, l'eritropoietina, che stimola il midollo eritroide moltiplicando i globuli rossi nel sangue. Nelle perquisizioni del 1998 non ne è stata trovata traccia, ma per i consulenti del pm solo l'Epo avrebbe potuto spiegare i valori ematici di alcuni giocatori, la cui conseguenza sarebbe stata l'uso massiccio di ferro. L’inchiesta non ha risparmiato nemmeno Alessandro Del Piero, iscritto nel registro degli indagati per frode sportiva e a un certo punto ha fatto sbottare il giudice Casalbore in una poco velata accusa di omertà ai danni dei giocatori bianconeri. In particolare segnalo la risposta data da Zinedine Zidane durante la sua deposizione alla domanda sul perché ai giocatori venisse somministrato in dosi massicce il voltaren: il numero elevato di partite giocate in un anno. Alla fine di febbraio 2008, al termine della partita Reggina Juventus di campionato, nel corso della quale l’arbitraggio di Dondarini negò quattro rigori netti alla Juventus per poi concederne uno alla squadra di casa alquanto dubbio allo scadere del secondo tempo, il palinsesto di Rai3 ha pensato bene di aggiungere al danno la beffa e di rinverdire il clima di crociata contro la Juventus mandando in onda le immagini del processo per doping relative ai giocatori, alcuni dei quali tra i più amati di tutti i tempi dalla tifoseria bianconera. Il processo per doping si è concluso attraverso i suoi gradi di giudizio con alterne vicende che sembravano confluire nel classico buco nell’acqua, se la pervicacia di Guariniello non avesse condotto al suo ricorso alla Suprema Corte, che ha annullato senza rinvio la sentenza di secondo grado della Corte d'Appello di Torino che il 14 dicembre 2005 aveva assolto l'ex amministratore delegato bianconero Antonio Giraudo e il responsabile del settore medico Riccardo Agricola. A questo punto, a privare i due imputati dell’assoluzione per l'accusa di doping e di frode sportiva è intervenuta la prescrizione, che ha estinto il reato. Una sentenza che ha reso il servigio peggiore proprio alla giustizia. "Astrattamente condivisibile il ricorso presentato dalla Procura di Torino contro le assoluzioni", così si sono espressi i giudici in cassazione. Negli ultimi vent’anni molti giornalisti hanno costruito la loro fama trattando della Juventus, del processo per doping e di calciopoli. Non sempre lo hanno fatto con lo zelo che bisognerebbe portare alla professione che esercitano, privilegiando la sensazionalità della notizia, esagerata e non precisa e la retorica. Come nel caso della trasmissione Report, di Rai3, tradizionalmente attiva sul fronte dell’inchiesta. Domenica 21 novembre 2010 la redazione ha ceduto alla tentazione di scadere nella banalità, dipingendo Zdenek Zeman come l’eroe di un calcio senza macchia e senza paura che si erge a paladino della lotta al sistema corrotto. Sarebbe stato più opportuno basarsi sui fatti. Chiarire come e perché il signor Zeman ha fallito tante volte nel suo mestiere di allenatore in virtù di una filosofia di gioco legittima e condivisibile, ma che predilige lo spettacolo al risultato. Sarebbe stato professionale anche non confondere nel corso della trasmissione la Prima Divisione Lega Pro, ex C1, con la Terza Categoria. Raccontarla giusta sull’esito del processo per doping. Spiegare che in televisione non si dovrebbe esibire soltanto la flebo di Cannavaro, iniettata quando era un giocatore del Parma, ma dire che anche calciatori militanti in squadre ritenute “oneste” vengono colti positivi ai controlli, come per esempio l’interista Kallon nel 2003. I giornalisti italiani non amano porsi troppe domande. Lo abbiamo imparato col tempo. E col tempo io, che rappresento come tanti altri il tifoso juventino medio, mediamente intelligente e istruito, che di domande da fare ne avevo e ne ho tante, ho imparato a cercare altrove le risposte. Questa domanda mi sono posta per tutta la durata del processo per doping: se Guariniello ha ritenuto opportuno indagare e processare la sola Juventus, tralasciando le altre squadre che giocavano il campionato italiano, la Juventus vinceva sempre e comunque? Quali erano i distacchi abissali che riusciva a infliggere alle seconde classificate? Campionato Italiano di Calcio 1993/’94: Milan 50, Juve 47. 1994/’95: Juve 73, Lazio 63. 1995/’96: Milan 73, Juve 65. 1996/’97: Juve 65, Parma 63. 1997’98: Juve 74, Inter 69. Non vorrei che il signor Guariniello si vedesse costretto a dedicare le sue fatiche al Milan, al Parma o addirittura all’Inter. Il processo per doping celebrato contro la Juventus rappresenta l’ouverture. Calciopoli è stata la continuazione dell’opera. |