Parte II – Gli effetti della scoperta delle intercettazioni nascoste
1) - L’esposto di Andrea Agnelli
Quando, nella primavera del 2010, vengono alla luce le intercettazioni nascoste nel 2006, sono passati quattro anni. Un tempo che nello Sport rimanda a due importanti appuntamenti che si disputano con questa cadenza. Le Olimpiadi e i Mondiali di Calcio. In estate assisteremo al mondiale d’Africa e Lippi ha già diramato la lista dei possibili convocati. Come quattro anni prima, la nazionale azzurra è infarcita di giocatori bianconeri. Come quattro anni prima, scarseggia il numero di convocati dell’inter. Mi correggo. Allora scarseggiava, nel 2010 non è pervenuto. L’Inter ha portato in bacheca un altro scudetto, convinta di aver eguagliato il record di cinque consecutivi del Torino e della Juventus, comprendendo anche quello assegnato nel 2006 a tavolino, e l’ultima edizione della Coppa Italia. E’ salita sul tetto d’Europa, eliminando Chelsea e Barcellona, le squadre ritenute più forti del torneo e battendo in finale il Bayern di Monaco. Una tripletta storica con qualche strascico al veleno. Per una serie di errori arbitrali piuttosto congrua durante tutto l’arco della competizione, finale compresa, e tutti a suo favore. Per l’annunciato addio di Mourinho ancora prima dei novanta minuti finali. E la sua fuga a gambe levate con la Coppa ancora da sollevare. Perché, come ha detto ai microfoni dei giornalisti prima di lasciare il Bernabeu, il calcio italiano ha troppe cose negative. E si ha il sospetto per la prima volta che anche all’Inter, in un futuro ipotetico, possa essere presentato il conto da pagare. Mourinho, da par suo, poco più di un anno dopo smentirà se stesso, ammettendo, da allenatore del Real Madrid, probabili trasferimenti in Inghilterra o in Italia non ancora realizzati. Per colui che fece della prostituzione intellettuale il suo cavallo di battaglia retorica, non è strano servirsene ogni tanto. Senza nemmeno pensare che in giro c’è qualche squilibrato che lo prende sul serio e intende rifilargli qualche coltellata. Ne sa qualcosa una delle sue guardie del corpo. La Juventus ha portato a termine nel 2010 la peggiore stagione che si possa ricordare. Eguagliando il record negativo, tra gli altri, di quindici sconfitte del campionato 1961/’62 e incassando un numero di reti subite superiore a quelle realizzate (56-55). In casa bianconera si è scelto di ricominciare da zero. Praticamente dai dirigenti, dall’allenatore e dai giocatori. Se non in toto, poco c’è mancato. In nazionale, per i mondiali 2010, otto juventini. Zero interisti. Per gli europei 2012 idem, considerando il ritorno di Giovinco in bianconero. C’è una morale ed è difficile da digerire: calciopoli ha avvantaggiato l’Internazionale. L’Inter è stata chiamata così fin dalla sua fondazione per la volontà esplicita che fosse costituita di giocatori stranieri, cioè non italiani. La FIGC è lieta di comunicare che la squadra meno italiana di tutte, che non ha alzato un dito, né tanto meno un piede, né ai mondiali del Sudafrica né agli europei di Polonia e Ucraina per l’Italia è la maggiore beneficiaria dello scandalo più grande del calcio italiano di tutti i tempi. La stessa squadra che ancora detiene lo scudetto revocato alla Juventus nel 2006. E che nessuno ha avuto per quattro anni il coraggio di rimettere in discussione, nonostante avesse falsificato bilanci e passaporti, fatto spiare calciatori, arbitri e dirigenti, intrattenuto rapporti non solo telefonici e non solo con i designatori arbitrali, ma anche con arbitri in attività che la arbitravano. Nessuno, a parte un buon numero di tifosi “rancorosi” della Juventus, Bobo Vieri e Andrea Agnelli. Che cosa è successo per arrivare a una richiesta formale da parte della società Juventus, che per quattro anni ha accettato senza discutere le sentenze del 2006? E’ bastato che arrivasse un Agnelli vero per cambiare atteggiamento e ritrovare l’orgoglio? Da dove nasce la decisione di presentare un esposto alla FIGC, non solo per la revoca all’Inter di quello scudetto un po’ patacca perché i requisiti richiesti allora per l’assegnazione dai tre denominati saggi di etica e probità sportiva non furono rispettati, ma addirittura di richiedere il deferimento della società Inter? Con il supplemento della richiesta di un sostanzioso risarcimento?
E’ accaduto che gli avvocati di Luciano Moggi si sono messi a cercare quello che nessuno ha voluto trovare in questi anni. Quello che i dirigenti e i funzionari della FIGC prima hanno cercato di dire che non avevano mai ricevuto, poi hanno ammesso, frugando tra soffitte e scantinati, di aver avuto da sempre sotto il naso senza accorgersene, infine non hanno a riconosciuto. Se abbiamo dovuto attendere quasi un anno perché il superprocuratore Palazzi, sollecitato dall’esposto presentato da Andrea Agnelli il 10 maggio 2010 e nuovamente richiamato ai suoi doveri da un atto di diffida di Giulemanidallajuve del 3 giugno 2010 (per sollecitare lo studio di quanto emerso dalla fine di marzo del 2010 e spingere nella direzione di un’azione di trasparenza ed equità nei riguardi di tutte le squadre coinvolte in calciopoli), nonché da una nuova diffida dell’associazione ad agire del 7 ottobre 2010, ha deciso solo il 9 marzo 2011 di convocare Massimo Moratti per il 31 marzo 2011, per chiedere conto a lui e alla società della quale è presidente di quelle ragioni di onestà e probità sportiva che hanno millantato per cinque anni. E’ bastato incaricare un esperto informatico ed ecco che si è dischiusa la porta e siamo entrati nell’antro buio, nascosto e polveroso nel quale si è voluto relegare tutto il marcio di calciopoli che non serviva per fare fuori la Juventus. Nicola Penta, consulente informatico di Luciano Moggi, ha acceso la luce, illuminando il resto della verità che in molti temevamo occultata per sempre. Le telefonate degli altri. Il vizio che da privato si è trasformato, da quando si è saputo che non era solo Moggi a coltivarlo, quasi in pubblica virtù. Si sono messi a trillare anche gli altri telefonini e alla risposta ne è uscita la voce degli onesti e degli etici.
Ci saremmo aspettati una nuova ondata di diffuso sentimento popolare contro costoro. Che in tutti questi anni hanno taciuto i loro comportamenti per trarne vantaggi e lasciare agli altri la vergogna e il danno. Come ha osservato l’avvocato Prioreschi, questa omissione, consistente nell’evitare di fare dichiarazioni riguardo a comportamenti non conformi all’etica sportiva che si sapeva bene di aver compiuto, indicherebbe la reiterazione dell’art. 1 del CGS, poiché sarebbe l’espressione di una slealtà ripetuta ogni giorno. Non un sofisma, ma un fatto che porterebbe a riconsiderare i tempi di un’eventuale prescrizione. E la possibilità di revisionare un processo condotto in modo maldestro. Scarsamente interessati i media, attivissimi nel momento di mettere in scena la farsa, non si sono riempiti di titoli a otto colonne che calunniassero il malcostume e il malaffare del calcio nostrano made in nerazzurro. Moratti non è stato dato in pasto ai lettori e ai telespettatori come un imbroglione o un padrino finalmente sverginato nella sua anima di raffinatore ecologista. Nemmeno quando tre operai e successivamente un quarto della SARAS, la raffineria ereditata dal padre, sono morti per la negligenza e l’ingordigia sua e del fratello, che nel frattempo spendevano fior di milioni di euro per ingaggiare campioni e pagare contratti faraonici a Mourinho, incuranti di investire nella sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente sardo. Come hanno testimoniato il bellissimo documentario Oil di Massimiliano Mazzotta e il libro di Giorgio Meletti . Nel paese dei Moratti, che i fratelli Massimo e Gianmarco hanno cercato di boicottare con azioni legali. Le prime trasmissioni televisive sulle importanti novità del processo di Napoli hanno continuato a spargere mistificazioni e inesattezze e c’è voluto un mese e mezzo dall’uscita delle intercettazioni nascoste per assistere a un’edizione non certo in prima serata di Matrix, su Canale 5, che consentisse a Moggi, a Prioreschi e a Penta un contraddittorio nel corso del quale Liguori ha tratteggiato il paradigma del cattivo giornalismo, alzando spesso la voce per urlare frasi fatte senza costrutto logico, poiché incapace di controbattere alle argomentazioni degli interlocutori.
Il 16 Maggio 2010 Report, su Rai 3, ha dato un contributo notevole sul processo Telecom di Milano, con riferimenti precisi a Tavaroli e Cipriani e un’eloquente intervista nella quale l’investigatore ha ammesso le responsabilità di Tronchetti Provera e dell’Inter nella vicenda di spionaggio e pedinamenti ai danni di personaggi del mondo del calcio. Nel giugno 2012, durante le udienze del processo Telecom di Milano Giuliano Tavaroli, ex responsabile della sicurezza di Pirelli e Telecom ha confermato di aver ricevuto mandato da Moratti per la realizzazione dei dossier illegali su Moggi, De Santis e altri esponenti del mondo del calcio e di averli realizzati con la complicità di Facchetti. La sua testimonianza ha integrato e completato quella resa da Caterina Plateo nel novembre del 2011, nella quale la segretaria di Adamo Bove, funzionario Telecom morto si presume suicida nell’estate del 2006 a Napoli mentre si celebrava il processo di calciopoli, spiegava in che modo eseguisse le intercettazioni senza lasciare traccia del suo operato, cioè mediante trascrizioni a mano dal computer. La trasmissione Report ha fatto stranamente da contraltare nella stessa rete che un mese prima aveva dispensato falsità durante una puntata di Replay che aveva esaltato la faziosità di Boniek, Galeazzi e Turrini. Tale atteggiamento, manifestato in troppe occasioni, è costato al “Bello di notte” la perdita della dedica di una Stella nel nuovo stadio della Juventus, giustamente attribuita a Edgar Davids attraverso l’espressione diretta delle preferenze dei tifosi bianconeri sul web.
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