Parte II – Gli effetti della scoperta delle intercettazioni nascoste 2) - Lo scudetto dell’incompetenza
La giudice Casoria ha deciso di accogliere agli atti del processo la nuova ondata di intercettazioni e ne ha ordinato a un perito la trascrizione. Il 6 Aprile 2010 Palazzi ha aperto un fascicolo su quella che si è configurata come la calciopoli 2, ma che l’avvocato Paco D’Onofrio ha identificato come la terza, contando anche il processo della giustizia sportiva relativo al filone delle indagini sulle sim svizzere. L’altra calciopoli.
L’atteggiamento del superprocuratore si è allineato a quello dei giornali e delle televisioni. Nessuna fretta. E’ ricominciato il valzer delle competenze, ma è stato tutto uno scaricabarile per attribuire la paternità dello scudetto di cartone. Abete non c’era. I tre saggi, Roberto Pardolesi, Massimo Coccia e Gerhard Aigner, si sono sentiti sinceramente sollevati di poter affermare che avevano avvisato che fosse questione da prendere con cautela. Da trattare con tutte le precauzioni del mondo, poiché legata a requisiti di lealtà e probità sportiva che ormai appaiono risibili. Guido Rossi, sentendo gravare su di sé la responsabilità, ha accusato Carraro e Moggi, dimenticando che il primo l’ha da tempo fatta franca su tutta la linea. Presidente della FIGC per la terza volta dal 28 dicembre 2001 all’8 maggio 2006, quando ne fu dimissionario per essere stato coinvolto nello scandalo calciopoli in seguito a un’intercettazione nella quale dava indicazioni a Paolo Bergamo di favorire la Lazio nelle designazioni arbitrali, Carraro fu squalificato per 4 anni e 6 mesi in primo grado, fu multato per 80.000 euro dalla Corte Federale e prosciolto il 29 maggio 2009 dall’accusa di frode sportiva. Non a caso La Stampa lo ha definito “l’uomo che cade sempre in piedi”. Uscito indenne anche dalla mancata assegnazione degli europei di calcio all’Italia, quando da membro del consiglio esecutivo dell’UEFA è stato contestato per la mancata assegnazione degli europei di calcio 2012 all’Italia. Alla fine c’è da farsi l’idea che Massimo Moratti il titolo a tavolino se lo sia assegnato da sé, dopo la richiesta con la quale all’indomani delle sentenze sportive del 16 luglio 2006 lo richiedeva per meriti di lealtà sportiva e perché l’Inter non aveva a che fare con il “sistema sporco”. E l’abbia ottenuto. Ragione per la quale, ogni volta che sente pressioni riguardo a una possibile restituzione o revoca, fa orecchie da mercante, oppure finge di non capire che nel corso di questi cinque anni le sue quotazioni etiche hanno subito un ribasso allarmante.
Acquisito l’ultimo trofeo di cartone, un altro ambrogino conferitogli dalla cognata in qualità di sindaco di Milano, non avrebbe voluto saperne di presentarsi da Palazzi. E puntualmente è accaduto l’inverosimile. Non è stato il presidente dell’Inter il 31 marzo 2011 a recarsi dal procuratore, ma esattamente il contrario, in un incontro dato presso gli uffici della SARAS prima e dell’Inter poi, nel corso del quale sarebbero state lette a Moratti le intercettazioni riguardanti la sua società, ma non gli è stata comunicata la revoca dello scudetto di cartone, logica prima conseguenza di quelle prove di slealtà sportiva e di illeciti. Moratti si è detto tranquillo, scusandosi per aver definito ridicola l’esigenza di questo colloquio e con una notevole dose di faccia tosta ha bollato come kafkiana la faccenda, senza nemmeno rendersi conto di quante volte l’aggettivo sia stato usato in questi anni all’indirizzo delle vittime predestinate del 2006. Per la cronaca Palazzi, notoriamente di fede giallorossa, sarebbe stato avvistato a San Siro due sere dopo, nel corso del derby perso dai nerazzurri per 3 a 0.
L’attribuzione dello scudetto 2005/2006 è stata una delle tante mosse sbagliate di calciopoli, ma sicuramente la più eclatante e avventata, ancorché goliardica. Nel frattempo abbiamo capito tre cose. 1) Nel 2006 non era necessaria l’attribuzione del tricolore per stabilire la partecipazione delle squadre italiane alle competizioni europee, poiché sarebbe bastato ottenere il semplice ordine di classifica determinato dalle sentenze del procedimento della giustizia sportiva; 2) nessuno è onesto per grazia ricevuta, né tantomeno perché se lo dice da solo; 3) di buon senso in quella maledetta estate non ne ha avuto nessuno. L’onestà dell’Inter era già viziata dalla vicenda dei passaporti falsi e nell’aria c’era più che un odore di bilanci spensierati. Erano già noti agli inquirenti i rapporti tra Nucini e Facchetti. Bisognerebbe inoltre ricordare agli onesti per antonomasia che l’etica imporrebbe di lasciare al nemico l’onore delle armi, quando ha mostrato sul campo il suo valore. Invece al danno si è voluta aggiungere la beffa. E un potere asservito ha lasciato fare. In modo tale che è diventato difficile per tutti uscirne fuori senza l’imbarazzo di dover ammettere che l’etica nella vicenda calciopoli è stata calpestata almeno quanto la giustizia.
Giorno 1 Luglio 2011 il procuratore Stefano Palazzi consegna al Consiglio Federale della FIGC la relazione sulla revoca dello scudetto 2005-2006 all’Inter: “Esaminati gli atti dell’indagine inerente alle trascrizioni delle conversazioni telefoniche depositate presso il Tribunale di Napoli nel noto processo penale in corso di svolgimento ed espletata la conseguente attività istruttoria in sede disciplinare, ha disposto l’archiviazione del procedimento, non essendo emerse dalle risultanze istruttorie e dai contatti telefonici in atti fattispecie di rilievo disciplinare procedibili, non coperte da giudicato ovvero non prescritte ai sensi dell’art. 18 del C.G.S. vigente all'epoca dei fatti”. Anche la Gazzetta dello Sport è costretta ad ammettere che : “In pratica, il comunicato federale differenzia le posizioni: per Zamparini (Palermo), Zanzi (Atalanta) e il supplemento relativo all'ex arbitro De Santis non viene citata la parola "prescrizione" . Quindi si tratta di una sorta di archiviazione senza se e senza ma. Per tutti gli altri, compreso il presidente dell'Inter Massimo Moratti, è invece intervenuta la prescrizione (due anni per i tesserati e quattro per le società). Ora, insieme con una prima sintesi pubblica del lavoro di Palazzi, c'è un documento riservato che riguarda il livello di responsabilità. In pratica: questi fatti, non più perseguibili dalla giustizia sportiva, possono far pensare che l'Inter abbia avuto "comportamenti poco limpidi", l'espressione usata dai tre saggi interpellati cinque anni fa da Guido Rossi?”. Secondo Palazzi l’Inter si è resa colpevole di illeciti, corrispondenti alla violazione dell’art. 6. Nel 2006 sarebbe stata condannata alla serie B. Mentre la Juventus, alla quale l’art. 6 è stato contestato sotto forma di illecito strutturato, cioè inventato, è stata condannata alla serie B e alla mutilazione di due scudetti del suo palmares. Nonostante la celebre affermazione di Giancarlo Abete:
“L’etica non si prescrive”, secondo Palazzi contro gi Interisti prescritti non è possibile avviare un procedimento della giustizia sportiva. Un’affermazione a lungo dibattuta dagli esperti, avendo il nuovo codice della giustizia sportiva entrato in vigore giorno 1 luglio 2007 raddoppiato i tempi della prescrizione. Il 18 luglio 2011 il Consiglio Federale della FIGC, nel quale siedono anche Roberto Baggio e Gianni Rivera, si dichiara incompetente a decidere e lo scudetto di cartone rimane sulle maglie dei prescritti. Tra giorno 1 e giorno 18 apprendiamo l’ennesima beffa: lo scudetto 2005-2006 non fu assegnato all’Inter con nessun atto formale, ma attraverso un comunicato stampa anonimo della FIGC, per effetto dello scivolamento avvenuto nella classifica dopo le sentenze che coinvolsero Juventus e Milan. Retrocessa la prima e sanzionato con 9 punti di penalizzazione il secondo, l’Inter se lo ritrovò addosso da terza in classifica con 15 punti di distacco.
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