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          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di Picenus del 02/05/2009 16:05:02
Fiat, potere assoluto (dei cervelli)
Facciamo il punto sull'affaire Fiat/Chrysler, sulla scia dell'ottimo editoriale di Kaos, cercando di riconoscere meriti e demeriti della grande azienda torinese.
Dunque, Fiat entra in Chrysler prendendosi il 20% delle azioni in cambio di tecnologie e delle reti di vendita in Europa ed in Sud-America. Non c'è esborso di denaro fresco, nonostante le pressioni delle banche d'affari e degli Hedge Funds che si preparano a una battaglia giudiziaria. E' quello che sperava Marchionne il quale, affrancatosi dalla seccatura di fronteggiare l'intransigenza dei fornitori minori, ha potuto trattare direttamente con Obama, anch'egli infastidito dagli ostinati Hedge Funds per il tempo che gli avrebbero fatto perdere, nel bel mezzo di una crisi epocale. In tal modo saranno i Tribunali a sbrogliare la matassa con le procedure di liquidazione della vecchia Chrysler.
Dalla quota iniziale del 20%, Fiat salirà gradualmente prima al 35% (sempre senza sborsare denaro fresco), in cambio di tecnologie e, infine, potrà accaparrarsi il 51% della nuova Chrysler esercitando un'opzione che le consenta di prendersi quel 16% che, aggiunto al 35%, porterà la quota azionaria fino alla maggioranza assoluta del 51%.
A quel punto non basterà più “il baratto” genialmente ideato da Marchionne (tecnologia per quote azionarie), ma servirà denaro fresco che “il pokerista” a.d. spera legittimamente di avere nelle disponibilità dato che, a quel momento, il motore sarà a regime (è proprio il caso di dire) generando utili grazie ai 5/6 milioni di auto prodotte e vendute (verosimilmente) in almeno tre continenti.
Una scommessa quella di Marchionne il pokerista, che si appoggia ad un progetto geniale studiato nei minimi particolari e che ha trovato consensi in tutti i settori dell'economia e della politica italiana, mentre suscita moti di invidia nelle case automobilistiche concorrenti (si pensi alla Opel – GM – ora nel mirino di Marchionne). I vertici di quella azienda declinano le profferte di Fiat aggrappandosi alla Magma, azienda di non primaria importanza a capitale austro-canadese.
Gli elogi del premier Berlusconi per l'operazione condotta brillantemente in porto, non fanno dimenticare quel terribile 2002, quando la Fiat, che affondava in un mare di debiti, veniva considerata “tecnicamente fallita”. In quel periodo i vertici Fiat (Paolo Fresco, Galateri) si presentarono alla villa di Arcore con il cappello in mano a chiedere il sostegno del governo. Furono maltrattati dal Premier che aveva idee sue per rilanciare la Fiat, a patto che l'intero vertice dell'azienda torinese si facesse da parte. Umiliati e a mani vuote, i vecchi dirigenti, mentre oggi i nuovi si son presi la rivincita cancellando quelle umiliazioni. Va da sé che l'ottimo Marchionne (tre lauree in giurisprudenza, economia e filosofia, oltre a una in ingegneria 'ad honorem') sia l'artefice del successo e a lui va ogni onore e gloria, senza dimenticare, però, che la Fiat ha sempre avuto i suoi bravi sussidi e favori dai politici, dove più, dove meno, e anche nell'attuale contingenza gli appoggi delle banche non sono mancati (i furbi banchieri hanno puntato, a garanzia, sulla bontà del progetto), così come non sono mancate le risorse messe in campo dal governo sotto forma di provvidenze per la rottamazione, anche se, bisogna riconoscerlo, in misura minore rispetto agli altri Paesi dell'UE e degli stessi Stati Uniti.
Dimenticavo: gli stessi sindacati (americani e italiani) hanno, da parte loro, accettato i sacrifici imposti ai lavoratori, addirittura rinunciando, oltre al resto, anche alla possibilità di scioperare, fino al 2015 (per questo aspetto, mi riferisco agli americani. Un Epifani non sarebbe mai “sceso così in basso”).
Un successo di prestigio assoluto per una Fiat che, se il potere ce l'ha (e ce l'ha), se lo sa conquistare puntando su innovazione e ricerca (vedi i nuovi motori Multiair con cui sbarcherà negli USA e l'ormai diffusissimo diesel Multijet, il cui brevetto fu, ahimé, ceduto per pochi denari, ma allora, non c'era ancora il genio di Marchionne, in Fiat).
Ora la mitica 500, insieme con i prossimi modelli Alfa, si accinge a conquistare il cuore ed il portafogli degli americani, soppiantando i loro 'bisonti' assetati di carburante.
Un sogno impensabile fino a qualche mese fa e che ora si realizza.
Sono sicuro che l'acronimo FIAT , letto spregiativamente, nel secolo scorso, come Fix It Again Tony (ripàramela ancora Tonino), non sarà più oggetto di scherno e sarcasmi.
Chiudo con un auspicio, anzi oserei dire una certezza: le fortune della Fiat, al di là dei vari Montezemolo, Elkan ecc. che passeranno prima o poi, non potranno non ripercuotersi positivamente sulla Juventus e anche in tempi molto brevi. Troppo ottimista?
 
 
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