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          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di ALBERTO del 08/05/2009 11:18:41
FOR-ZA BET-TE-GA, FOR-ZA BET-TE-GA
Era un sabato pomeriggio quel 15 di un dolce ottobre del 1977, al Comunale di Torino era da poco terminato l'incontro Italia-Finlandia e lo stadio era ormai semivuoto. Solo la curva Filadelfia era ancora stracolma di tifosi juventini che a gran voce scandivano lo slogan "For-za Bet-te-ga, For-za Bet-te-ga" e lui, eroe della giornata con quattro delle sei reti rifilate ai finnici, già negli spogliatoi tornò in campo a salutare i suoi tifosi.
Io, adolescente senza punti di riferimento ma senza grandi problemi, c'ero, come sempre, quel giorno in Filadelfia.
Ma ora facciamo un passo indietro nel tempo. Il 16 gennaio del 1972, al Comunale la Juve supera la Fiorentina grazie ad una rete di Bettega al termine di una disputa aspra e arcigna così come aspro ed arcigno fu il duello Bettega-Galdiolo.
A partire dal pomeriggio, da "90° minuto" fino alla serale "Domenica Sportiva" seguii in diretta i vari annunci ed aggiornamenti sul dramma che Bettega si apprestava ad affrontare. E piansi, immalinconico, piansi.
Bettega rappresentava la metà di un mio mondo che all'epoca si completava con Anastasi e con ambedue formava l'armonia perfetta.
Studente medio presso la scuola Umberto Saba (un segno del destino, proprio nella scuola dedicata a colui che poetava anche sul calcio?) il lunedì ero atteso da un compito in classe di italiano, ma, essendo quella la mia materia preferita, l'attesa non mi procurava la minima ansia.
Con sorpresa e stupore generale l'austera professoressa ci assegnò un tema riguardante proprio il dramma del giovane campione accostandolo alla caducità e brevità delle glorie terrene. Scrissi in preda all'emozione e rimediai un bel nove; la prof. (sabaudamente juventina ed emozionata da quanto scrissi) mi confessò che si fermò a quel voto per....pudore.
A distanza di anni di quel tema ricordo solo le frasi finali: mi rivolgevo a Bettega pregandolo di guarire in fretta e bene e promettendogli di essere sugli spalti ad incitarlo al suo rientro.
Il 3 settembre del 1972 la Juve impatta 0-0 contro il Verona in una gara eliminatoria di Coppa Italia, ma fu quella la partita che segnò il rientro ufficiale di Bettega in campo, seppure per una manciata di minuti.
Ed al Comunale io volli esserci a tutti i costi, anche anticipando il rientro dalle vacanze, pur di mantenere fede alla mia promessa.
Al Comunale c'ero anche quando Bettega trasformò il rigore, sempre contro la Viola, che gli consentì di aggiudicarsi il titolo di capocannoniere e c'ero pure quella maledetta sera ad assistere al tremendo scontro con il portiere belga Muneron.
For-za Bet-te-ga, For-za Bet-te-ga urlava tutto lo stadio mentre lui usciva in barella ed all'ultima di campionato fece una comparsata in curva, nella Fossa dei Campioni, ad applaudire i compagni che stavano appuntando sulle maglie bianconero lo scudetto numero diciannove.
Ero al Delle Alpi quella sciagurata domenica che cadeva il 7 maggio 2006. La Juventus liquidava il Palermo per 2 a 1 e si apprestava così a vincere il suo ventinovesimo tricolore, ma fu una giornata di festa rabbiosa. Alla viglia dell'incontro John Elkann anticipò il ribaltone societario e di fatto diede il suo assenso a quella infamante campagna mediatica passata sotto il nome di calciopoli.
Nel tardo pomeriggio il giornalista di famiglia Roberto Beccantini, ospite di Mentana a Canale 5, ufficializzò l'inizio della fine. Io fui tra i pochi, troppo pochi per la verità, che intuirono subito la gravità della situazione e le lacrime di Bettega in tribuna al Delle Alpi ne furono la certezza.
La Juventus cessava di esistere, affossata anche grazie all'assenso di chi ne aveva indegnamente ereditato le sorti.
Oggi attendo che il vento faccia il suo giro ed il tempo si comporti da galantuomo, ripristinando la verità e distribuendo meriti e colpe. E' una legge della vita, quel giorno arriverà.
E quel giorno la (ex)Juventus tornerà ad essere LA JUVENTUS e finalmente potrò tornare allo stadio a soffrire e gioire nel vedere quelle magnifiche maglie risplendere sul prato verde, magari orgogliosamente insieme a mio figlio. Il mio bimbo, che per gioco e per diletto, ogni tanto mi fissa, serra i pugni e mi grida "For-za Bet-te-ga, For-za Bet-te-ga". E quel giorno ci sarà anche Roberto Bettega allo stadio.

Alberto Rossetto, da sempre e per sempre juventino, non rappresentato dall'attuale proprietà
 
 
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