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Sabato 14.09.2024 ore 18.00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di Andrea Danubi del 20/05/2009 08:35:38
LETTERA APERTA A CLAUDIO RANIERI
Caro Ranieri,

Le scrivo una seconda volta, in un momento nel quale credo Lei provi una profonda amarezza. La prima volta lo feci in ottobre, dopo quella sconfitta casalinga col Palermo che creò molti problemi e che fece iniziare nei Suoi confronti un linciaggio mediatico senza precedenti.

È stata una stagione stranissima per la Juventus. Un eccellente girone di Champions contro fior di avversari, un ostacolo altissimo eppure combattuto ad armi quasi pari come il Chelsea che ci ha eliminato, un campionato altalenante in mezzo ad infortuni a catena e deleterie polemiche interne. Quando una stagione prende la piega che ha preso adesso, non è possibile che le responsabilità – che pure ci sono, per diverse scelte discutibili - siano esclusivamente del tecnico.

Lei è stato esonerato da un esercito di incompetenti: mi riferisco al leggendario CDA della Juventus, dove siedono avvocati, ex pallavolisti, ex tennisti, l’ex liquidatore della Rinascente e consimili.

Oltre ai fratelli Elkann – che Dio ce ne scampi e liberi - , le cui competenze calcistiche sono... da verificare. Inoltre al mercato c’è quel bravo ragazzo che faceva le fotocopie delle formazioni.

Ecco, Lei viene sollevato dall’incarico da questa gente. Cioè il Suo lavoro, di uno che da quarant’anni sta nel calcio, viene giudicato da chi non distingue un terzino da una mezzala.

È un po’ curioso. E dimostra tutta la pochezza dell’attuale società, che naviga a vista da sempre, e che ha cominciato a far danni dall’estate del 2006, con le pietre miliari della rinuncia al ricorso al TAR – grazie Montezumolo - e della vendita agli intercettatori - grazie Cobolli - di quello svedese che da 5 anni vince sempre lo scudetto in Italia.

Esistono allenatori bravi e meno bravi, potenti o meno potenti, scomodi o comodi, che si sanno vendere – vero Mou Mou? - o che non sanno farlo. Esistono quelli che si sanno “coprire” e quelli senza paracadute. Quelli che hanno la forza di mangiarsi i critici, grazie a una vera società alle spalle, e quelli indifesi.

Quelli che lavorano con dirigenti capaci di intervenire nello spogliatoio se ci sono problemi, e quelli lasciati in balìa della tempesta. Quelli che attaccano per primi i “nemici”, dall’alto della loro iattanza, e quelli più modesti ed educati. Lei alla Juventus non ha dato dimostrazione di forza, né di carisma. Lei è un buon allenatore, ma questa non è una panchina qualsiasi. Ha preso una discreta rosa di giocatori e – per un anno e otto mesi, almeno – ha fatto il Suo (l’anno scorso terzo col miglior attacco, la terza miglior difesa, capocannoniere e vice della serie A, 4 punti su 6 con Inter, Milan e Roma). Non si è lamentato degli infortuni, non si è lamentato degli arbitraggi ( e ne avrebbe avuto grandi motivi!), non si è lagnato dell’assenza totale di un uomo di calcio dentro il club, dell’acclarata incapacità gestionale dei Suoi “superiori”, dell’inesistente peso politico/organizzativo, delle piccole/grandi faide dentro la squadra. Lei ha parlato con realismo delle ambizioni e del valore di questa squadra: l’hanno accusata di “basso profilo”. Al momento che il bubbone è scoppiato non ha saputo trovare rimedio, è vero. Al limite poteva essere licenziato dopo Juve-Lazio di coppa Italia. Avrebbe avuto più senso. Ora è soltanto un riconoscere tardivamente che il gruppo si è sfaldato, che l’allenatore è stato lasciato vergognosamente solo. Anche da quei signorini che vanno in campo, e che sparlano di “maglia” e di “nostri tifosi”, dobbiamo dirlo.

Blanc blatera di stile-Juventus. Vorrei capire se sa di cosa parla, potrebbe chiedere a Gianluca Pessotto. O a Roberto Bettega, ma temo che gli risponderebbe male. Lo stile Juventus non è creare facili parafulmini cui addebitare ogni colpa: Giraudo diceva che “essere la Juventus significa meritarselo tutti i giorni”. Lo stile Juventus è lavorare uniti per l’obbiettivo. Lo stile Juventus non è un freddo catalogo di comandamenti, non è la giacca e la cravatta, non è un astratto codice di buone maniere; è il rispetto della propria grandezza nel tempo, dei suoi 112 anni di storia. Lo stile Juventus è vincere senza salire sul piedistallo e vivere di rendita, è guardare avanti con una tensione ideale che non si ferma a celebrare e compiacere (per questo non è stata ritirata la casacca di Gaetano Scirea, né di nessun altro). Lo stile Juventus è Omar Sivori, che opinionista a Mediaset, difendendo la sua Vecchia Signora, replicò così: “Io non sono di parte: io sono della Juve, è diverso”.

Lo stile-Juventus è Claudio Ranieri che - fu l’unico – nell’immediato dopopartita di Juventus-Real Madrid non perde il senso delle cose e fa subito le condoglianze ai familiari dei tifosi morti nell’autobus che veniva a Torino.

Lei se ne va da sconfitto, caro Ranieri. Immagino che dirà pubblicamente qualcosa sui perché e sui percome. E sarebbe giusto che mettesse chi di dovere davanti alle proprie responsabilità. Perché è molto comodo farLa passare da capro espiatorio di una situazione paradossale nella storia della Juventus. Una storia che un giorno racconterà di una Juventus figlia di calciopoli, nata in un clima di farsa e tragedia, svenduta da figli e NIPOTI INDEGNI a poteri più grossi di noi. Una Juventus piccola intesa proprio nella forza societaria, “normalizzata” da chi ha organizzato e permesso farsopoli. Chiamiamola ormai New Holland FC. Lei, Ranieri, l’ha allenata con dedizione, con stile, e senza appoggi sicuri. Se ne va da sconfitto, ma con grande dignità.

Non tutti i Suoi compagni di viaggio ed ex datori di lavoro possono dire altrettanto.

In bocca al lupo, Claudio. E una forte stretta di mano.
 
 
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