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          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di Alberto Rossetto del 20/05/2009 11:49:19
SOSTIENE PENNAC
Sostiene Pennac che a volte le persone hanno bisogno di un capro espiatorio e la regola vale in particolar modo per quelle persone che occupano posti di responsabilità all'interno di aziende o gruppi industriali.
«Pianga, Malaussène, pianga in modo convincente. Sia un buon capro», o qualcosa di simile, si sente ripetere dai suoi datori di lavoro prima di ogni nuovo incarico. Un uomo buono che finisce sempre per sembrare responsabile di qualche misfatto. E per ironia la sua vocazione lavorativa è proprio accollarsi colpe non sue portando il cliente insoddisfatto all'esasperazione della pietà fino a fargli dimenticare il motivo della sua protesta.
L'accostamento a quanto accaduto allo yes-man Claudio Ranieri è fin troppo semplice e spontaneo; l'uomo del Testaccio ha pagato certamente per colpe sue, ma soprattutto ha pagato l'inevitabile, o, per parafrasare Kundera, l'insostenibile leggerezza dei suoi superiori.
"Resto al 99% " aveva dichiarato poche ore prima dell'esonero, "sarà il nostro allenatore anche per il futuro" disse uno dei due cognomi che spantofolano in corso Ferraris, "abbiamo stilato un progetto comune" , amava ripetere un tennista d'Oltralpe. Ed eccolo servito, mister zero tituli, al forse ultimo contratto di una carriera senza acuti, è stato dato in pasto all'opinione pubblica da chi di calcio capisce una sola cosa, ovvero che licenziare l'allenatore (o presunto tale) rappresenta sempre l'unica via di uscita. Inevitabile.
Certo, se Pennac fosse italiano avrebbe definito il tutto come scaricabarile, ma noblesse oblige, essendo egli francese ha uno stile da difendere ed il concetto di capro espiatorio suona meglio.
Claudio Ranieri piaceva tanto al popolo dei media, così carino e così educato, impersonava perfettamente l'iimagine della (ex)Juventus voluta da Farsopoli, Ranieri accettava tutto senza batter ciglio, reti in fuorigioco, rigori inventati, uno spogliatoio compatto nel non ascoltare neanche una sua parola e, cosa fondamentale, non vinceva.
Ranieri paga una scelta personale sbagliata, ma siccome lo reputiamo una persona intelligente tale scelta l'avrà ben ponderata, quella di essersi accasato presso una società inesistente ed allo sfascio, attorniato da persone che si sono da sempre occupate di tennis, di ciclismo, di pallavolo, di dismissioni milionarie, di lavagne luminose da mostrare agli arbitri, una finta società calcistica dove il calcio deve, per l'appunto, starsene il più possibile alla larga e di conseguenza ha scelto Ranieri come allenatore.
Adesso tutti i pennivendoli dello Stivale sono al muro del pianto a recitare lo slogan che licenziare un allenatore non rientra nello stile Juventus. Verissimo, diciamo noi, una cosa simile era successa solo con Carniglia (l'allenatore argentino che disprezzava i suoi giocatori) e per giunta quarant'anni fa. Ma, chiediamo, noi, a quale stile ci si deve confrontare se la Juventus non esiste più da tre anni a questa parte?
Forse qualche pennivendolo nostrano ha paura che la (ex)Juventus torni ad essere una società di calcio vincente e rivive certi incubi decennali che Farsopoli ha, per il momento, cancellato. Tranquilli, fintanto rimarrà questa proprietà la (ex)Juventus non farà del male a nessun concorrente ed il giornale rosa che si trova sui frigobar e di cui è comproprietario John Elkann potrà continuare fino al 2011, come da contratto stilato nel 2006, ad avere le esclusive sulle vittorie di cartone della seconda squadra di Milano.
In conclusione, sig. Claudio "Malaussene" Ranieri, questa grana è andata proprio a cercarsela, pensi che nella saga a lui dedicata perfino il capro espiatorio di Pennac riesce, da solo, a porre un limite alle angherie subite e sfoderare una dignità fino ad allora sconosciuta.

Alberto Rossetto, da sempre e per sempre juventino, non rappresentato dall'attuale proprietà.

 
 
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