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Sabato 14.09.2024 ore 18.00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di Andrea Danubi del 02/06/2009 14:50:33
Quella frase di Nedved
Ricordo un ragazzo con la chioma bionda, che tirava da ogni parte del campo, che non mollava un centimetro, che correva sempre e comunque. Ricordo un ragazzo che non si dava mai per vinto: a Piacenza, nell’aprile del 2002 (la sua prima stagione in bianconero), stavamo lasciando scappare l’Inter verso il titolo. La partita, brutta, sembrava inchiodata sullo 0-0. Era l’ 87° minuto, mi alzo dal seggiolino dello stadio Garilli, dico alla mia ragazza: avviamoci, tanto..... sto scendendo le scale, con la coda dell’occhio vedo un pallone che rimbalza al limite dell’area, sinistro al volo di Pavel, palla sotto l’incrocio. Un giocatore grande. Un uomo che vorrei sempre nello spogliatoio della mia squadra.

Tutti lo vorremmo. Tutti, tranne Cobolli, Gigli e Blanc, la triade della contraddizione, dell’oltraggio, dell’ignominia, dell’indegnità.

Pavel poteva continuare, ma non l’hanno fatto sentire per quello che è: un gigante. Dovevano mettergli davanti un contratto in bianco, quelli che danno tre milioni a Poulsen e quasi altrettanti a Tiago. Quelli che hanno lottato col Toro per Knezevic, che stavano per dare Chiellini al Manchester City. Domenica 31 maggio, anche se purtroppo non potevo essere allo stadio, me la porterò dentro per le emozioni che mi ha regalato. Una grande tristezza, però, insieme ai brividi di ammirazione per questo Campione. La tristezza di avere una dirigenza – si fa per dire - incapace di prendere Pavel e dirgli: te non smetti, perché sei un numero uno, e la Juventus ha bisogno di te.

Pavelcuoreacciaio è come Zoff e Scirea, come Charles e Sivori, come Causio e Cabrini, come Gentile e Tardelli, come Bettega e Furino. Un uomo-Juve. Quelli che fanno lo stile, che fanno la storia. Una storia fatta di un unico princìpio, che è valso per tutti, dall’epoca dei pionieri, i liceali di Corso Re Umberto, fino a Moggi e Giraudo: lavorare per il bene della Juventus. Una squadra che è la nostra avventura, la nostra quiete, il nostro orgoglio. Una società che da tre anni, purtroppo, è in mano a chi non distingue un centravanti da un centromediano, ma è “utile” alla normalizzazione della Juventus. Credo che Nedved vada ricordato, oltreché per le celebri lacrime del Delle Alpi di 6 anni fa( dopo l’ammonizione col Real Madrid che gli impedì di giocare a Manchester), anche per una frase, detta nella terribile estate del 2006. Quella del processo farsa, della coppa Zaccone, della ghigliottina mediatica, dei tribunali del popolo, dell’espiazione.

Una frase che è un epitaffio, e che non dimenticherò mai:

“I CAMPIONI VANNO, GLI UOMINI RESTANO”.

Grazie Pavel, un abbraccio
 
 
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