La stagione è ancora lunga, molto lunga. Tuttavia, un primo bilancio della gestione Allegri, o meglio del post era Conte, la si può fare. Purtroppo dobbiamo partire dalla serataccia araba. Pessimo spettacolo per il calcio italiano. Pessimi segnali per la Juve di “coppa”.
Riguardo al calcio italiano, credo che non ci voglia un fine criticone, giornalista sportivo, per rilevare quanto squallore abbia trasmesso uno stadioncello da 14.000 spettatori ai milioni di tifosi che, di fronte alla televisione, sono stati costretti ad ascoltare la voce, circondata dal nulla, del solito telecronista RAI di parte. Ma ormai ci siamo rassegnati a questo stato di cose. Ci sono interessi che da tempo prevaricano indegnamente la passione sportiva.
In merito alla Juve, che poi è l’argomento che qui ci interessa, una prima valutazione negativa va fatta nei confronti dell’approccio molle – natalizio, direi – di alcuni dei nostri. Non si può, poi, sottacere della palese incapacità dimostrata dall’allenatore a risvegliare un minimo di spirito combattivo. Quel tacco a centrocampo del sosia di Vidal (non è lui! non posso credere ad un’involuzione così marchiana) che ha dato il via al gol del primo pareggio, urla vendetta contro il cielo. E non è stato certo l’unica, inutile, giocata di “fino” che i nostri fuoriclasse della domenica si sono concessi.
Inoltre, la sostituzione di Pirlo al posto dell’unico vero giocatore in meno a centrocampo – alludo sempre al sosia di Arturo –, è un altro errore da parte di chi, Andrea, non lo ha mai amato veramente. E queste non sono supposizioni, ma fatti storici (campioni come Ambrosini e Van Bommel gli sono stati preferiti in tempi non sospetti).
Last but non least, saranno pure i giocatori a decidere, però, con tutto l’amore che gli portiamo: come diamine si fa a far battere il rigore decisivo al Chiello??? Suvvia, è assurdo!!!
Vabbè, ci sta di perdere una inutile coppetta, ma
la mentalità deve cambiare. L’approccio nelle competizioni che non siano il campionato, deve diventare da grande squadra. Sempre vogliosa di metterla dentro durante l’intera partita (vd. il Byern a Roma). Non è concepibile l’atteggiamento sparagnino del passare in vantaggio e colpire di contropiede. Quando diavolo vedremo una squadra padrona del campo dall’inizio alla fine per superiorità mentale, ancorché fisica e tecnica?
E già, perché il vero problema della Juve, ovvero della gran parte dei nostri ragazzi, sta nel cervello non nelle qualità. Che poi sono elementi che non si elidono, poiché il vero campione è sempre sul pezzo, non si deconcentra mai. Punta alla vittoria fino al novantesimo, e oltre. Il vero campione è uno come Carlitos, come Gigi. Esempi immensi di ciò che eravamo e che, ormai da troppo tempo, facciamo fatica a tornare ad essere.
Ad impedire questo percorso di crescita, purtroppo, vedo due ostacoli, all’apparenza insormontabili. Il primo è che, nonostante la buona gestione di questa prima parte della stagione, continuo a pensare che Allegri non sia un vincente. Un buon allenatore. Un ottimo amministratore di condominio, non certo un valore aggiunto. Il secondo è che la società continua a non percepire che per ridurre al minimo il rischio dello zero tituli, urgono i Tevez e i Buffon. Non già, o non solo, i Pogba; che, peraltro, quando raggiungerà il livello dei primi due sarà bello che già venduto. Servono i campioni veri e formati.
Ma ripeto, anche quest’ultima, dato il momento economico, è una questione irrisolvibile. E allora, affliggiamoci per le piccole sconfitte e le, seppur sempre grandi, vittorie italiane (ammesso che continuino ad arrivare), perché lì dove il calcio veramente conta, e dove dovremmo essere per storia e blasone, non si tornerà per molto tempo ancora. E per chi come me tifa Juve da tempi immemori, questa idea latente e strisciante, fa male.
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