Qualche settimana fa, il quotidiano diretto dal noto antijuventino Marco Travaglio – per essere precisi, ex juventino apostata: i peggiori!! – ha pubblicato un fantasioso articolo, rilanciato da vari siti web di settore, nel quale si alludeva alla presunta lotta intestina in seno alla famiglia Elkan/Agnelli. Diatriba che vedrebbe in contrapposizione guerresca i due rami della stirpe più nota d’Italia, ossia da una parte John Elkan e dall’altra Andrea Agnelli. Secondo il vaniloquente giornalista, il presidente della Exor, la cassaforte delle imprese di famiglia, starebbe acquattato sulla riva del fiume, aspettando che passi il cadavere del cugino, presidente della Juventus, per poter riprendere in mano la società bianconera e declassare il cuginastro - ovviamente per ragioni di pura invidia personale -ad un ruolo secondario e di scarsa visibilità. Le vittorie e i successi, sia sul piano economico che su quello sportivo, della Juventus e di Andrea, non andrebbero proprio giù al buon John che, dimentico dello sfacelo di cui si è reso responsabile negli anni della sua reggenza, vorrebbe tornare in pompa magna ad occuparsi del grande amore sportivo degli avi Umberto e Gianni.
Ad aggravare la situazione ci sarebbe, sempre secondo l’illuminato dipendente del Fatto Quotidiano, la continuità di rapporti che Andrea Agnelli avrebbe mantenuto con l’odiato Luciano Moggi. Il famoso cupolaro senza cupola (due arbitri condannati e per partite in cui la Juve non giocava); l’amico di Alde Bisgardi (per la Cassazione influenzare, presuntivamente, la moviola del processo del lunedì, significava avere in mano i media calcistici italiani…sigh!!); colui che tutti, ma proprio tutti, a cominciare dalla proprietà della Juve, volevano fuori dal mondo del calcio.
Ovviamente ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni, con qualsiasi strumento e in qualsiasi momento. Siamo in uno stato di diritto, o quasi. Però, è anche vero che, al contempo, siamo altrettanto liberi di affermare che talune opinioni, espresse su certi organi di stampa ed in tempi ben precisi, siano deprecabili. Deprecabili perché si inseriscono nel solco del chiaro tentativo, da parta dell’antijuventinismo imperante, di destabilizzare un ambiente vincente ed economicamente solido. Un’ impresa quotata in borsa e, soprattutto, made in Italy – non in China –, che da anni sta insegnando al calcio italiano quale sia la strada maestra per tornare competitivo. Una società che investe, tra l’altro, gran parte dei suoi utili nel contesto in cui opera. Gli acquisti di Pjanic e Higuain sono lì a dimostrarlo. Soldi reinseriti in un circuito commerciale disastrato, perché la Juve sa benissimo che, nel medio termine, qualora non si riprendesse l’intero sistema calcio italiano, anche la sua primazia potrebbe diventare inutile sul piano economico ancorché su quello sportivo.
Deprecabili perché provengono da un giornale che ha aggiunto ai suoi numerosi e pregnanti “anti”, anche l’antimoggismo, sport nazionale dei più in voga tra gli antijuventini di casa nostra. Deprecabile, ancora, perché insinua, ammicca, suggerisce, utilizza in sostanza i metodi tipici della macchina del fango mediatica, che in questi giorni si sta abbeverando a piene mani alla questione dei presunti rapporti tra la Juventus F.C. e la criminalità organizzata. Inchiesta archiviata dalla giustizia penale ordinaria e ciononostante – ancora non si comprende per quali motivi – resuscitata dalla procura sportiva della FGCI, per il tramite del suo procuratore capo, natio di Palma Campania, Giuseppe Pecorario, sulla base di intercettazioni che, allo stato, non si sa quale contenuto abbiano o addirittura se esistano realmente. Storia, per di più, che è stata portata in commissione antimafia, alla presenza della presidentessa Rosy Bindi e di tal onorevole Taglialatela, noto ultrà napoletano, il quale, con fare per l’appunto curvaiolo, ha pubblicamente sostenuto non solo la boutade che la Juve condiziona gli arbitri, ma che una società sponsorizzata dalla Fiat finanzierebbe direttamente l’associazione degli arbitri (stronzata sesquipedale, come correttamente ha fatto notare in diretta radio lo stesso conduttore della Zanzara, Giuseppe Cruciani).
Insomma, siamo alle solite. Qualcuno diceva: “calunniate, calunniate…qualcosa resterà!”. Questo modus operandi è stato alla base della vergognosa epurazione del 2006. La più grande messa in scena mediatico, sportiva e giudiziaria della storia repubblicana. Pièce teatrale tragicomica messa in piedi allo scopo, per un verso, di far vincere in solitudine, per qualche anno, i perdenti per antonomasia (nonostante il “prescrivente” Palazzi, nel 2011, ci svelò che facevano le stesse cose, se non peggio, del vituperato Moggi), per altro, di liberarsi di una dirigenza vincente; la quale non solo dava fastidio agli avversari, ma al contempo non era tollerata dai suoi stessi datori di lavori, corresponsabili di quello scempio.
Pertanto attenzione F.C. Juventus; occhi aperti! Iniziamo a querelare tutti i Willy Wonka del web, della carta stampata, del mondo della politica e della cultura, che diffondono falsità, amenità e insinuazioni di sorta come fossero cioccolatini con dentro la sorpresa di una speranza inespressa, figlia del livore e dell’invidia di chi conosce solo la sconfitta e degli interessi economici contrapposti; ovvero l’auspicio di farci fuori, come nel 2006, non sul campo, ma per vie traverse.
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