Centrocampo e difesa: storia di due grandi reparti smembrati!!
Criticare le campagne acquisti e cessioni realizzate in questi ultimi sei anni da gente come Paratici e Marotta, considerato il nulla cosmico che regna a livello dirigenziale nel restante (calciominore) italiano, sarebbe inappropriato e irriverente. Sotto il profilo aziendale, come il nostro duo non ce ne sono in giro.
Sono riusciti a mettere a segno plusvalenze storiche, vincere in Italia e a partecipare sempre alla spartizione della golosa torta champions, conseguendo risultati economici tra i migliori in assoluto in campo internazionale proprio grazie alla massima competizione europea.
Nondimeno, corre l’obbligo di constatare che,
sotto il profilo tecnico - tenendo ben presente che il contesto del ragionamento è l’Europa e non il defunto calcio italiano - la squadra bianconera non ha mai fatto quel salto di qualità decisivo per accrescere, in termini probabilistici, la possibilità di vittoria finale della tanto ambita, agognata coppa dalle grandi orecchie.Infatti, nonostante l’illusione dello scorso anno, nelle finali di champions disputate negli ultimi tempi sulla carta noi non siamo mai stati al livello dei nostri avversari. A Cardiff la nostra panchina sfoggiava i Lemina e gli Asamoha mentre i blancos tenevano in tribuna Pepe e James Rodriguez. È sufficiente questa disarmante constatazione a condensare ogni argomentazione più o meno articolata. Certo, nel calcio la dea bendata può regalarti di tutto. Ma non è sufficiente e, soprattutto nel nostro caso, almeno in finale, la fortuna non ci ha mai guardati con occhio benigno.
A ben vedere, due reparti di eccellenza, anche se in momenti temporali diversi, quali il centrocampo e la difesa, considerati dai più tra i migliori d’Europa, sono stati scardinati.Anche in questo caso, senza ulteriori ragionamenti, è sufficiente confrontare il nostro centrocampo di qualche anno fa, quello con Marchisio, Pogba, Pirlo e Vidal con le mediane che sono venute dopo e fino ad oggi, per capire la differenza sesquipedale sia in termini di qualità che di quantità.
Riguardo alla difesa, poi, quello che è successo questa estate è veramente folle. Penso che i nostri dirigenti, in termini sia finanziari che tecnici e calcistici, abbiano toccato il loro momento gestionale peggiore.
Da un lato Bonucci è stato venduto ad una cifra a mio parere irrisoria. Quaranta milioni di euro, in un mercato in cui un grande difensore centrale (tale era considerato Leonardo da grandi allenatori come Conte e Guardiola) costa quasi quanto un grande centrocampista, perché di centrali forti in circolazione ce ne sono veramente pochi.
Dall’altro lato, De Sciglio, un giocatore che ad oggi è l’ombra di un atleta da massima serie del calcio italiano, pagato ben dodici milioni. Se aggiungiamo che Dani Alves, come era successo in passato per altri giocatori di valore, è stato lasciato andar via gratis, il quadro mi sembra abbastanza chiaro.
Da un punto di vista tecnico, la situazione appare ancora più aberrante. Abbiamo perso due fuoriclasse nei rispettivi ruoli e, in sostanza, non li abbiamo sostituiti affatto. Si, perché sostituire Alves con De Sciglio è come mettere in tavola l’acqua dopo il vino. Sono due cose diverse.
Bonucci, anche se adesso è in ambasce, nella nostra difesa era fondamentale. Andando via il danno lo ha fatto sia a noi che al Milan. Un giocatore di quel tipo ha bisogno di un ambiente forte per rendere. Bonny ha dimenticato di quando veniva soprannominato “sguardo perso nel vuoto”, salvato dalla cura Conte (e qualche altro specialista che non conosciamo).
Ad un certo punto ha deciso di mettersi in proprio e di fare il leader maximo in una squadra del calciominore milanese, facendo il più grande errore della sua vita. Così, senza gli altri “maiuscoli” BBBC, è rimasta una b minuscola e solitaria.
Bonucci, infine, sostituito da chi? Un ex buon difensore che ha un curriculum infortuni lungo come quello di Kehdira e Benatia.
Il mercato delle occasioni, tanto amato dal signor Marotta, non sempre offre opportunità da cogliere, e quasi mai giocatori che alzano il livello tecnico di una squadra che dovrebbe ambire a rimanere nel gotha del calcio che conta. Tutto questo, purtroppo, lascia intendere che per la FC Juventus la Champions non è un obbiettivo concreto. Ne è consapevole il nostro allenatore, che continua a parlare a ragion veduta di sogno e non di obiettivo reale. Per il Barca, il Real o il Bayern non vincerla è più di un mezzo fallimento stagionale. Per noi ciò che conta è parteciparvi, allo scopo di mettere in saccoccia il lauto compenso che si riceve per il semplice fatto di arrivare tra le prime otto.
Sia chiaro, i risultati raggiunti negli ultimi tre anni, sono comunque encomiabili, quasi miracolosi se, come dicevo poc’anzi, si confrontano panchine stipendi e fatturati tra noi e i primi club d’Europa. Ma ciò non toglie che a livello tecnico ben poco sia stato fatto per ridurre tale differenza. Anzi, considerate le prossime partenze di A. Sandro e Dybala (unico vero, potenziale fuoriclasse rimasto in rosa) sembra che in futuro il gap si amplierà sempre più.
Forse è giunto il momento di trovare una joint venture, una partenership, chiamatala come volete, che faccia entrare capitali freschi in società, aumentandone la potenza di fuoco sul mercato,
non dico per arrivare a prendere i Neymar, ma come minimo per cercare di tenere i campioni che già abbiamo in squadra. Altrimenti, alla lunga, forse già da quest’anno, saremo costretti non solo a non vedere mai in bacheca la maledetta, ma addirittura a cedere il passo in Italia.
La nostra pagina facebook
Il nostro profilo Twitter
Commenta con noi sul nostro forum!