Nel mio precedente contributo, ho evidenziato il continuo uso discrezionale del VAR con decisioni sempre sfavorevoli alla Juventus (chissà per quale ragione). Repetita juvant o perseverare diabolicum? Il perseverare sempre a danno della medesima squadra, con eclatanti segni ed evidenze, di un uso soggettivo dello strumento tecnologico, come a voler trovare il presupposto (inesistente ma plausibile) della decisione a sfavore, determina sconcerto e imbarazzo. Così capita che per un fallo di gioco a metà campo intervenga il Var (invero contro il regolamento) per correggere una decisione arbitrale già correttamente presa, evidenziando un presunto chiaro ed evidente errore (invero inesistente come tale).
D’altra parte, viceversa, si assiste spesso a casi nei quali il VAR non intervenga, pur in presenza di grave ed evidente errore dell’arbitro; come, per esempio, nel caso del fallo a Pogba nell’area di rigore, nella partita con il Lecce in casa della Juventus (fallo che, inopinatamente quanto vergognosamente, non è neanche stato riproposto dalla moviola). Oppure, come nel caso del ciclopico fallo su Rabiot, nella partita con il Siviglia, per un colpo del difensore che fa ruotare in modo evidente la gamba del giocatore lasciando ferite che a vederle si rabbrividisce. Fallo questo stranamente (chissà perché) neanche visto dall’arbitro, che commette dunque un chiarissimo ed evidentissimo errore. Ma il Var non interviene (chissà perché), pur di fronte all’evidenza, e dunque l’errore permane e grida vendetta, perché altera il risultato di una partita importantissima, tanto più che quell’errore comportava il giallo per il difendente e quindi il rosso per doppia ammonizione.
Si potrebbe anche citare poi il netto fallo (che c’è ed è visibile da tutti) su Iling Junior, nel secondo tempo della partita con la Cremonese in casa della Juventus. L’arbitro lascia correre, ma invero vi è un suo grave ed evidente errore (gravissimo anzi, perché ove segnalato portava alla massima punizione). Errore non segnalato neanche dal Var (chissà perché), che dunque dimentica di applicare il regolamento, con pregiudizio per la Juventus (chissà perché il pregiudizio è sempre per la stessa squadra). Vogliamo poi parlare dele azioni in fuorigioco? Più volte è intervenuto il VAR per segnalare azioni di fuorigioco che definire risibili è un eufemismo.
L’ennesimo caso si è verificato nella partita di ieri contro la Cremonese, dove viene annullato un gol a Milik, nel secondo tempo, per un decimo di millimetro. Interessante notare che il presunto fuorigioco è stato fatto vedere ai tifosi impazienti una mezzoretta dopo (chissà perché), quando dopo svariati tentativi ed errori il Var sistemava il fotogramma e lo faceva apparire: ora il fuorigioco è servito, sia pure di un decimo di millimetro. Ma, come ogni volta (chissà perché) non si mostra il momento a quo dell’azione, cioè quando l’azione stessa ha chiara origine (il momento della partenza del pallone); così facendo anche un secondo di ritardo, nella modulazione ricostruttiva, porta quel decimo di millimetro voluto che cancella un gol bellissimo. L’avvento della tecnologia del fuorigioco semiautomatico è stato salutato come meraviglia. Meraviglia di cosa? Se nel suo uso è pur sempre la componente soggettiva a prevalere con conseguente danno spesso arrecato (chissà perché) sempre alla medesima squadra.
Nella Regola 11, pagina 85, il “Regolamento del gioco del calcio” - recita espressamente che nel caso di "Un calciatore in posizione di fuorigioco nel momento in cui il pallone viene giocato o toccato da un suo compagno (...) per tale valutazione deve essere preso in considerazione il primo punto di contatto con il pallone giocato o toccato". Nelle immagini dei replay in tv, a disposizione dei fruitori del servizio (coloro che pagano un abbonamento), se non si mostra con chiarezza tutto (quindi anche il momento dell’inizio dell’azione); allora diventa chiaro che l’uso del VAR nel fuorigioco è uso soggettivo e mai oggettivo. Per tale ragione il tifoso incredulo si chiede come sia possibile annullare un gol sacrosanto per un decimo di millimetro, un alluce, un pensiero leggero andato al di là di una linea presunta, tracciata a caso, nel metafisico evanescente mondo dell’ingiustizia e della vergogna.
Il continuo uso discrezionale del VAR e a senso unico, invero, lascia presupporre che la sua applicazione sia spesso vergognosa e in spregio al regolamento del gioco, alla bellezza di quel gioco del pallone tanto amato, ai sani principi di giustizia sportiva, alla regolarità stessa delle partite e del campionato.
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