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          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di Picenus del 31/07/2009 10:45:27
Ma chi è veramente il Procuratore Palazzi ?
Lì per lì non ci ho fatto caso. Poi ci ho ripensato. Mi sono forse sbagliato? No invece, ha detto proprio così (processo deduttivo e intellettivo; capito?...e intellettivo) il Procuratore Palazzi nell'intervista rilasciata a Beccantini e apparsa sulla Stampa.
Beccantini domandò e lo sventurato rispose, novella monaca di Monza, avventurandosi per siti e percorsi impervi; filosofando su INTELLETTO e DEDUZIONE di cui dà definizioni, a dir poco, sorprendenti, per non dire esilaranti. Risentiamole:”...mi scuso se non posso proseguire in quel processo deduttivo 'e' intellettivo che, immagino, lei vorrebbe che portassi a termine ecc. ecc.”
Deduttivo e intellettivo dice Palazzi. Poche idee, ma confuse. Vediamo di chiarirgliele.
La Deduzione: nella logica è il procedimento con cui il pensiero ricava da una verità generale, una verità particolare, in essa implicita. Alla deduzione viene conferita dignità massima, fra le forme del ragionamento. In Filosofia la deduzione è il rapporto per il quale una conclusione deriva da una o più premesse. Vedansi le variazioni sul tema di Aristotele, gli Stoici, Locke, Stuart Mill, Russel, Carnap, Kant, Fichte ecc. In ogni caso nel procedimento deduttivo la presenza dell'intelletto è ineludibile. Come faccia il Procuratore Palazzi a scindere le due funzioni non si sa. In bilico su quel piano inclinato il signor procuratore arriva al paradosso di considerare l' intelletto, pur capace di milioni di operazioni supersofisticate, come un contenitore del numinoso che, però, non annovera fra le sue raffinate molteplici potenzialità, quella della deduzione, bensì una stravagante forma di ragionamento deduttivo che si autopromuove e si attiva 'fuori dall'intelletto'. Sconcertante. Date queste stupefacenti premesse possiamo DEDURRE che lei, dottor Palazzi, è dotato di una forma di intelligenza aliena. Forse è un Ufo mimetizzato fra noi terrestri per studiare, a modo suo, i nostri per lei eterocliti comportamenti e vizi intellettivi. Essì, perché a lei sembrerà ben strano (un vizio, appunto) che noi terrestri osiamo abbinare, ahinoi, la deduzione all'intelletto.
Ma ora si spiega tutto.
Si può, in effetti, considerare l'operazione di Juvemachìa ( neologismo brillantemente creato da un fratello di questo Forum) messa in atto nell'estate del 2006, come il capolavoro costruito, non dall'alieno (non ne sarebbe stato capace da solo) ma dai manovratori dell'Ufo- robot che ne hanno strumentalizzato le stranezze dialogiche e logiche. Ora che uno squarcio di luce (inatteso) ci ha illuminati, possiamo affermare che il funesto e, allo stesso tempo, grottesco evento che va ai posteri sotto il nome di Farsopoli, fu pensato e realizzato sfruttando le anomalie raziocinanti dell'alieno camuffato da procuratore. La farsa presentò caratteristiche di questo tipo: scissione integrale fra intelletto e deduzione accompagnata da un modo di procedere che ha inteso obnubilare le facoltà cerebrali superiori degli umani, sostituendole con spasmi e borborigmi di provenienza addominale (ora sappiamo essere state, tali facoltà, mutuate da abitatori degli spazi interstellari). Un fatto di pancia, di bassi istinti insomma che, con una squallida ma efficace procedura di tipo induttivo/deduttivo-altro, ha deciso le sorti della Juventus sulla base di miserande supposizioni costruite ad arte e, alle quali, si è creduto di conferire dignità logica (che non potevano avere, qui sulla Terra) sostituendo, nelle strutture già disarticolate delle plebi amorfe, l'intelletto con la pancia. Di quel volgo, infarcito di sentimenti rabbiosamente antijuventini, si è fatto un giudice inappellabile: si è creato il mostro giuridico detto 'comune sentimento popolare'. Operazione non particolarmente difficoltosa ove si pensi che l'uomo massificato e reificato (individuo reperibile non necessariamente solo in ambienti interizzati, ma anche fra schiere di juventini messi a norma), posto di fronte a dilemmi del tipo bene-male, giusto-ingiusto, rilutta ad impegnare quel poco di materia cerebrale che gli residua e aspira a una sola libertà, quella di non scegliere, perché scegliere vuol dire pensare, e pensare è fatica. Che sollievo sapere che altri lo fanno per te. E, di questi altri, si sapeva e si sa, che posseggono robusti appetiti carnali (soprattutto se di carne di zebra si tratta).
 
 
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