Caro Direttore,
Mi dispiace aver causato il grave infortunio di Luis Figo, mi sono scusato con lui direttamente com'è giusto e doveroso. Ma credo sia anche giusto che io mi difenda dai giudizi emozionali e, soprattutto, dal processo alle intenzioni che mi sembra abbiano dominato nelle cronache e nei commenti di alcuni giornali. Voglio difendermi, perché non mi riconosco nel ritratto che emerge, tra gli altri, dagli articoli della “Gazzetta dello Sport”.
Non sono un giocatore violento, non gioco per far male agli avversari. Non solo non avevo alcuna intenzione di ferire Figo, ma non c'era nemmeno cattiveria, men che meno risentimento per l'Inter. Si è trattato di un eccesso di foga agonistica e di un intervento sbagliato. Però non sono entrato a piedi uniti, col ginocchio alto o col piede a martello. Si è trattato di un fallo di gioco: era evidente che Luis stava spostando il pallone sulla sua destra e io ho cercato di intercettarlo. Con il piede ho raggiunto il pallone (le immagini lo evidenziano) anche se per farlo ho colpito con lo stinco le gambe di Figo. Sono molto rammaricato delle conseguenze, ma vorrei anche si sottolineasse che non si tratta di gioco violento.
Certo, so fare autocritica e capisco che la grinta, l'ardore agonistico, la determinazione nel rovesciare il risultato possono portarmi a esagerare, sia nelle proteste con l'arbitro sia negli interventi. Ma non sono il tipo di giocatore che colpisce l'avversario a gioco fermo, o con la volontà di fargli male. Mi sembra assurdo che solo si pensi a un accanimento contro l'Inter. Per me Inter-Juve è solo ed esclusivamente una magnifica sfida agonistica. Vorrei che per tutti fosse solo questo: una gara di calcio, resa emozionante e attraente dalla forza delle squadre e dalla storica rivalità sportiva tra le due società.
Io so di essere un beniamino di molti sportivi e so anche di essere un esempio per tanti bambini. Tengo moltissimo al loro giudizio e mi dispiacerebbe molto se pensassero che sono un giocatore scorretto e violento. Per loro ho voluto scrivere questa lettera.
Un cordiale saluto,
Pavel Nedved
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