LE POLEMICHE DELLA PAURA
GIANCARLO PADOVAN
Il gol della Juve, cioè di Iaquinta, era viziato dal fuorigioco di Trezeguet. Il pareggio della Fiorentina, su rigore concesso per fallo di mano di Legrottaglie, invece è legittimo. Questo penso e questo scrivo, visto che sono un direttore libero di un giornale libero. Per la stessa ragione dico che il risultato più aderente a FiorentinaJuventus sarebbe stato il pareggio, magari 0-0, anziché 1-1, perché i due portieri hanno parato poco (ma benissimo) e, comunque, Frey più di Buffon. Credo anche che tra Ranieri e Prandelli il più soddisfatto sia il secondo, perché recuperare un gol ad una Juve fresca, pimpante e riposata, dopo aver giocato fino a giovedì notte per 120 minuti in Coppa Uefa, è quasi un’impresa. Ranieri, invece, ha di che dolersi e, temo, con se stesso. Se, infatti, ha azzeccato il sistema di gioco e gli interpreti per trequarti di partita, i cambi non sono apparsi felici e nemmeno opportuni. Tutti sanno quale rispetto noi di Tuttosport nutriamo nei confronti di Del Piero. Tuttavia il suo ingresso, almeno ieri, ha tolto precisione ed essenzialità ad una squadra non bella, ma tremendamente efficace. Partita poco spettacolare, siamo tutti d’accordo, eppure dopo il vantaggio e fino al rigore dei viola, la Juve è stata pericolosamente vicina al raddoppio, sfiorando la concreta possibilità di vincere e, dunque, di issarsi solitaria in classifica ad un punto dall’Inter.
Invece il secondo posto è condiviso con la Roma, mentre i punti di distacco dai nerazzurri sono tre. Per gli incontentabili come me, unico a proclamare all’Italia calcistica che la Juve era da scudetto, il pari di Firenze è un’opportunità bruciata. Per gli altri, più prudenti, un risultato utile e significativo. Sarà, ma per sentire di nuovo accusare la Juve di ruberia, come fanno gli ultras di molte trasmissioni televisive, nazionali e non, allora sarebbe stato meglio vincere anche contro i solenni principi di equità e giustizia. Devo ammettere che lodevoli eccezioni si sono dimostrati, in campo e fuori, sia Prandelli, sia i giocatori della Fiorentina. Tutti, eccetto Mutu, che avrebbe meritato il cartellino rosso per un’entrata vergognosa ai danni di Palladino, e Vieri che ha aggredito Chiellini finendo per litigarci. Degli altri, invece, non uno che abbia eccepito per la posizione irregolare di Trezeguet; per il presunto rigore non concesso a Semioli e neppure su quello accordato, ad azione conclusa, dall’arbitro Rizzoli, pessimo come i suoi due assistenti. Complimenti sinceri alla Fiorentina e a chi educa i propri uomini ad una sportività reale e non pelosa, rispettosa dei valori in campo e non solo della vivisezione degli episodi.
Per la verità né i fiorentini, né i restanti avversari della Juve, devono temere. Ci sono stormi di critici pronti a sottolineare quando e quanto la Juve tragga beneficio da qualche errore arbitrale. Al contrario non ce n’è uno capace di ricordare come, in appena sette turni di campionato, ai bianconeri siano stati negati due calci di rigore solari (da Farina in Juve-Udinese, unica sconfitta fino ad oggi); sia stato ritenuto valido il gol del pareggio di Totti all’Olimpico (fuorigioco dello stesso Totti, passato in cavalleria per contestare il cambio di rimessa in gioco che generò il 2-2 di Iaquinta); a Trezeguet sia stata annullata una rete regolarissima in Juve-Reggina, in forza della quale il francese adesso sarebbe capocannoniere davanti ad Ibrahimovic. Ascoltando alcuni commenti in diretta della partita, penso addirittura che l’inaspettato secondo posto juventino cominci a creare dispetto e fastidio. Lo scandalo avrebbe dovuto spazzar via società e squadra, o sommergerle per almeno il prossimo decennio. Invece, ritrovarsi la Juve lì, alla pari con la Roma e ad appena tre passi dall’Inter morattiana, deve cominciare a preoccupare qualcuno. Più di qualcuno.
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