UNA RICEVUTA INCASTRA L'INTER E MASSIMO MORATTI
Gli inquirenti hanno rinvenuto la ricevuta di un pagamento intestata a "F.C. INTERNAZIONALE MILANO" presso la sede inglese della Worldwide Consultant Security, una delle scatole vuote estere messe in piedi da Emanuele Cipriani per ricevere con discrezione il denaro dai suoi importanti clienti. Il presidente nerazzurro con le spalle al muro e per il club potrebbe configurarsi una pesante condanna per illecito sportivo.
Se lo spionaggio di massa organizzato dalla premiata ditta Tavaroli & Cipriani ai danni di dipendenti, fornitori, rivenditori, gommisti, manager e “scalatori”, non poteva avere altro committente che la Telecom e la Pirelli di Tronchetti Provera, il dossieraggio su uomini politici, imprenditori, finanzieri, personaggi dello spettacolo, calciatori, giornalisti e magistrati, a chi poteva davvero interessare?
Certo, in questo gioco di specchi, dove s’intrecciano vicende di ogni tipo fino a confondere le acque, ci sono casi evidenti, come il dossier sull’arbitro De Santis o quello sul giocatore Bobo Vieri che vengono probabilmente commissionati dall’Inter, visto che la ricevuta di un pagamento intestata a “F.C.
Internazionale Milano”, è stata ritrovata dagli inquirenti presso la sede inglese della Worldwide Consultant Security, una delle scatole vuote estere messe in piedi da Emanuele Cipriani per ricevere con discrezione il denaro dai suoi importanti clienti. Ma come spiegare i dossier su Geronzi, o su Calisto Tanzi e sui tanti giornalisti che si trovano tra i files del dvd sequestrato a Cipriani?
I sistemi
Per non parlare dei sistemi informatici presenti in Telecom, creati, secondo i pm, da Tavaroli e in grado di fornire dati sensibili su chiunque senza lasciare traccia sugli accessi. Sono almeno 3. C’è “Radar”, che può rilevare i nomi di chiamanti e chiamati dai telefonini in tempo reale. C’è il sistema “Magistratura” che rivela le utenze sotto intercettazione dei pm, oppure “Circe” che svela i percorsi dei telefoni controllati. È da questi “sistemi” che sarebbero state carpite informazioni riservate su diversi personaggi. «Un quadro allarmante - scrive il gip - che non solo consentiva di effettuare investigazioni parallele a quelle legali, ma che permetteva di svelare, rivelare o addirittura by-passare le investigazioni legali», per finalità «addirittura eversive». Tra i fruitori, oltre a Tavaroli c’è anche Adamo Bove, l’ex capo della sicurezza Tim finito nel tritacarne dei veleni sull’inchiesta e suicidatosi a luglio da un ponte della tangenziale di Napoli. Lo rivela una sua collaboratrice, C.P.: «A un certo punto cominciai a nutrire perplessità circa le richieste del dottor Bove su elaborazioni dati, in particolare quelle che mi venivano fatte telefonicamente o su biglietti...per utenze che risultavano poi in contatto con personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport o di enti locali, quali il Banco di Roma. A causa di tali perplessità ho iniziato a conservare copia delle richieste...». Perchè? Chi chiedeva a Bove questi accessi? Potrebbe essere la risposta al suo suicidio, visto che Bove era un uomo fedele alle istituzioni.
I Servizi
Se c’è un pregio nell’ordinanza di 340 pagine firmata dal giudice Paola Belsito nell’inchiesta sullo spionaggio illegale, è quello di sollevare una quantità di domande in grado di aprire scenari clamorosi che superano di gran lunga le pur numerose, e documentate, risposte. Il capitolo a pagina 110 del provvedimento, ha per esempio un titolo eloquente: «Cenni sui rapporti pericolosi tra Cipriani, Tavaroli e i servizi segreti». E letto con attenzione rivela particolari che il giudice definisce «curiosi». Ma è un eufemismo. La parola giusta sarebbe inquietanti. Come minimo.
Il patto della cotoletta
Da uno sviluppo del traffico telefonico sulle utenze di Emanuele Cipriani, il titolare della Polis d’Istinto di Firenze, i carabinieri del nucleo provinciale di Milano scoprono che i suoi rapporti con tale «Tortellino», nome di battaglia di Marco Mancini, il numero due del Sismi inquisito per il sequestro di Abu Omar, sono frequentissimi. «Neppure due appassionati amanti - notano i pm - si sentono con tale frequenza». In un anno infatti, su due utenze telefoniche distinte, il capo dell’antiterrorismo del Sismi e l’investigatore privato fiorentino si telefonano ben 1.380 volte. Cipriani, interrogato sul punto nel maggio scorso dai pm, la butta sul sentimentale ed elude la risposta: «Eravamo amici e c’incontravamo all’uscita dell’autostrada Firenze nord per un saluto e un panino con la cotoletta».
A chiarire come stavano davvero le cose, ci pensano alcune sue ex segretarie. Dicendo che per le cose serie, entravano in campo “Nostri Mezzi” e “Flo”. Chi sono? Lo spiega la signorina N.M.: «Per Nostri Mezzi s’intendevano quelle informazioni estremamente riservate e dettagliate che credo provengano da ambienti istituzionali che abbiano a che fare con la sicurezza nazionale, tipo i servizi segreti...Ricordo che all’interno della Polis d’Istinto, Nostri Mezzi veniva spesso associato a tale Marco, padrino di E. Cipriani, la figlia di Emanuele...».
I cellulari del Sismi
Proseguendo nell’indagine sui numeri di telefono in uso ai servizi e in contatto con Cipriani, i carabinieri fanno una scoperta ancora più interessante: ovvero che i cellulari usati normalmente da Giuliano Tavaroli e dal defunto Adamo Bove, all’epoca uno dei suoi vice, appartengono agli stessi servizi segreti. «Il dato - notano sempre gli inquirenti - è abbastanza sorprendente». Davvero. E come si spiega? Per ora non si spiega. Bove si è gettato da un ponte della tangenziale di Napoli. Tavaroli è in carcere a Voghera e oggi verrà interrogato. Scrivono i pm: «Il Tavaroli, pur avendo un passato istituzionale decisamente remoto (si congedò col grado di brigadiere dei carabinieri, ndr), sembra contare parecchio in una “diversa gerarchia”».
La banda Bassotti
In un’intervista al nostro giornale lo scorso agosto Tavaroli smentì decisamente di essere un uomo dei servizi segreti. Nè italiani, nè stranieri (Cia). Certo però che, come hanno raccontato ai pm alcuni appartenenti del Sismi, nel servizio segreto militare contava parecchio. Al colonnello dei carabinieri Stefano D’Ambrosio, ex capocentro del Sismi di Milano, entrato in rotta di collisione con Mancini proprio per la vicenda Abu Omar, i pm dell’inchiesta Telecom chiedono: ha mai avuto notizia di legami tra Tavaroli e Mancini tali da costruire fondi comuni tra loro?
Risposta: «Ho appreso più che altro voci da alcuni responsabili della sicurezza di varie aziende, in modo particolare da Fabio Polzot, responsabile di Unicredit deceduto due anni fa, dell’esistenza di un gruppo chiamato da qualcuno “Banda Bassotti” di cui facevano parte sia Mancini che Tavaroli e Cipriani, diretto a lucrare sulla acquisizione di notizie». Voci. Per ora.
Tronchetti
In questo contesto, il ruolo di Marco Tronchetti Provera, come diretto responsabile dell’attività del suo uomo di fiducia e braccio destro Tavaroli, viene in parte ridimensionato. Perché se è vero, come scrive il gip, che buona parte delle operazioni poco pulite di Cipriani venivano commissionate da Tavaroli per scopi aziendali veri, c’è da pensare che altre informazioni, anche se pagate dalle casse di Telecom e Pirelli, servivano in realtà ben altre cause di cui l’ex presidente del gruppo era probabilmente all’oscuro. Comunque, al di là dei profili penali, una responsabilità per Tronchetti Provera è sicura: aver conferito a un uomo solo, sebbene capace e intelligente come Tavaroli, un potere discrezionale praticamente immenso. Tale da trasformarlo in una macchina da guerra pericolosissima. Ma, rimangono convinti i giudici, non del tutto incontrollabile. (tratto dall'articolo de "La Stampa" a firma di Paolo Colonnello Lo strano connubio Telecom-Sismi, sotto articolo tratto da tg5.com )
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